giovedì 23 agosto 2012

La lingua di Dante in Brasile



ICoN e IIC San Paolo insieme per la diffusione dell'italiano

Una doppia convenzione per la diffusione della lingua italiana in Brasile, che interessa quasi duecento studenti brasiliani. L'Istituto Italiano di Cultura di San Paolo e il Consorzio ICoN promuovono un intenso programma di attività didattiche, in collaborazione l'Ufficio Scolastico del Consolato Generale d'Italia a San Paolo e altri istituzioni ed enti di formazione dei due paesi. In un impegno pluriennale.


Con l'attivazione del primo accordo di convenzione il Consorzio concede all'Istituto brasiliano un anno di utilizzo gratuito dei nuovi corsi di lingua italiana, per cento studenti. Un uso a titolo di sperimentazione e che l'IIC potrà estendere, coinvolgendo altre istituzioni formative.

Sin dall'avvio l'Istituto di San Paolo sarà responsabile del tutorato dei corsi. Per i tutori è prevista la frequenza a un corso di formazione ICoN organizzato in collaborazione con l'IIC. La prima sessione formativa si è svolta a San Paolo nel giugno scorso, mentre un secondo ciclo è in calendario per settembre, sempre nella città brasiliana. Il rapporto di collaborazione tra Consorzio e IIC non terminerà comunque con l'anno di sperimentazione. Chiusa la prima fase l'Istituto di Cultura e le altre strutture didattiche brasiliane potranno usufruire dei corsi ICoN, anche in tutorato, con particolari condizioni economiche.

La partnership tra ICoN e l'IIC di San Paolo ha anche portato definizione di un secondo accordo. Il Consorzio, in base a un contratto con l'Università di Bologna, fornirà un servizio di insegnamento linguistico rivolto a 85 studenti brasiliani che partecipano al programma Scienza senza frontiere, promosso dalla fondazione CAPES, ovvero la Coordenação de Aperfeiçoamento de Pessoal de Nível Superior, e che coinvolge le università di Bologna, Firenze, Padova, Pisa, Roma “La Sapienza”, Roma “Tor Vergata”, Roma Tre e i politecnici di Milano e di Torino.

Un'opportunità in più per gli studenti brasiliani che potranno seguire corsi di preparazione linguistica on line, prima dell'esperienza di studio da residenti nelle università italiane per l'anno accademico 2012-2013. E la selezione degli studenti è stata effettuata direttamente dall'IIC e dal Consolato Generale, in un impegno che ha compreso anche il lavoro di trasmissione di tutti i dati al CAPES e alla Segreteria tecnica del programma Scienza senza frontiere, seguito dall'Università di Bologna.
red 27/07/2012

Leggi l'articolo qui: http://www.italicon.it/index.asp?codpage=editoriale



venerdì 18 maggio 2012

Cambi agli istituti di cultura

Corriere della Sera, venerdì 18 maggio
Sulla base della legge del 1990 voluta dal suo predecessore Gianni De Michelis per mettere alla guida deli Istituti italiani di cultura all'estero persone definite «di chiara fama», il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha deciso ieri tre delle nomine principali in questa rete.
A Parigi il nuovo direttore sarà Marina Valensise, 55 anni, autrice nel 2007 del libro Sarkozy, la lezione francese per Mondadori e di recente, per Marsilio, di Il sole sorge al Sud. Viaggio contromano da Palermo a Napoli via Salento, giornalista de «il Foglio». A Pechino, il posto già ricoperto con competenza dall'ex corrispondente dell'«Ansa» Barbara Alighiero passa a Stefania Stafutti, 56 anni, professore ordinario di lingua e letteratura cinese e direttore dell'Istituto Confucio di Torino, studiosa che è stata a lungo nella Repubblica popolare. A Tokio andrà il preside di Scienze Politiche dell'università L'Orientale di Napoli, Giorgio Amitrano, 56 anni, ordinario di Lingua e Letteratura Giapponese.
Alla Farnesina chi sta in alto considera la cultura un ramo da tenersi ben stretto, tant'è che, dopo Franco Frattini, anche Terzi ha mantenuto per sé la delega in materia senza affidarla a sottosegretari. Il ministro ha incaricato la Commissione nazionale per cultura, organo che comprende non diplomatici, di precisare i criteri per individuare la «chiara fama». Tra questi sono stati indicati notorietà in Italia e nel Paese di destinazione, capacità di raccogliere finanziamenti privati.
Marina Valensise, riferisce una nota della Farnesina, «ha illustrato brillantemente un programma di attività coerente e articolato», Stefania Stafutti ha dimostrato «capacità di progettazione di alto profilo», Amitrano «attenzione ai rapporti con il mondo imprenditoriale». L'esame adesso sarà la prova sul campo.
M. Ca.

venerdì 6 aprile 2012

San Pietroburgo: aggredito il diplomatico italiano Mattioli

Blitz quotidiano, 6 aprile 2012
MOSCA – Un diplomatico italiano, Giorgio Mattioli, responsabile dell'Istituto italiano di cultura a San Pietroburgo, e' stato aggredito e derubato ieri sera da due sconosciuti mentre rincasava. Lo ha riferito all'ANSA il console generale italiano della seconda citta' russa, Luigi Estero, precisando che Mattioli e' ricoverato in un ospedale locale con una prognosi di dieci giorni per una serie di fratture e che le sue condizioni sono buone.

Il diplomatico e' stato aggredito sul portone di casa da due persone, non ancora identificate, e cadendo a terra ha perso i sensi per una ventina di minuti. Poi e' riuscito a raggiungere la sua abitazione.

I malviventi gli hanno sottratto circa 20 mila rubli (500 euro) che aveva prelevato poco prima da un bancomat, l'orologio, le chiavi dell'auto, il passaporto diplomatico. Quando uscira' dall'ospedale dovra' restare immobilizzato per cinque settimane.

''Dopo l'episodio abbiamo avvisato subito la rappresentanza locale del ministero degli esteri russo e la polizia, che ha gia' sentito Mattioli e avviato le indagini per individuare i responsabile dell'aggressione'', ha spiegato il console Estero.

''La collaborazione con le autorita' locali e' stata immediata ed efficace'', ha proseguito, aggiungendo che al momento la pista principale resta quella legata alla criminalita' comune.

giovedì 5 aprile 2012

IIC Londra: promosso il cinema girato in Veneto

Italplanet.it, 3 aprile 2012
Nel corso di Cinema Made In Italy, presentata la neocostituita Treviso Film Commission

Ha avuto successo l’iniziativa della Regione del Veneto che, nell’ambito delle attività di promozione della cultura veneta all’estero, ha promosso, attraverso la propria Film Commission, un’iniziativa dedicata all’intera filiera della cinematografia nel Veneto presso l’Istituto Italiano di Cultura di Londra.

Si è colta l’occasione della manifestazione Cinema Made In Italy per presentare alle case di produzione inglesi e americane il sistema delle Film Commission come strumento di promozione dei territori, sia sotto il profilo paesaggistico che culturale e per parlare anche dei vantaggi previsti dalla normativa italiana in materia di tax credit a favore delle case di produzione cinematografica, insieme alle opportunità previste dal Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo.

Sono stati più di 70 i professionisti del mondo del cinema e i produttori cinematografici ad aver accolto l’invito. Tra di essi anche Andreas Roald produttore di , girato in Veneto.

Replicando il positivo bilancio ottenuto a Londra negli anni scorsi con la presentazione della Vicenza film commission e della Rovigo film commission, quest’anno uno specifico approfondimento è stato riservato alla neocostituita Treviso Film Commission presso il Consorzio di Promozione Turistica Marca Treviso, per focalizzare l’attenzione sulle location della provincia di Treviso e le opportunità previste a favore delle case di produzione cinematografica.

Una vetrina anche per l’offerta delle eccellenze culturali, artistiche, enogastronomiche.

All'incontro sono intervenuti il vicepresidente e assessore alla cultura della Provincia di Treviso e il direttore dell'Istituto per Commercio Estero di Londra.

Ai partecipanti è stato presentato il Fondo per il cinema e l’audiovisivo, che prevede la possibilità di concedere contributi regionali per la produzione cinematografica.

Sono state illustrate anche le modalità di richiesta del tax credit per le case di produzione estere. I lavori sono poi proseguiti sotto forma di incontri individuali con i singoli operatori per approfondire i diversi temi in base all’interesse manifestato. (ItalPlanet News)

sabato 31 marzo 2012

Il professore, l'ambasciata di Buenos Aires e quel concorso vinto 19 anni dopo

La storia di Germano Grassivaro e il ruolo di addetto scientifico per il quale era stato scartato: Aveva ragione lui di Gian Antonio Stella


Corriere della Sera, 31 marzo 2012
Sia pure consumando 45 paia di scarpe, il canadese  Jean Béliveau è riuscito in undici anni a fare il giro del pianete a peidi. Germano Grassivaro per vedersi riconoscere il diritto a un posto in diplomazia, ci ha impiegato di più. Alla fine ecco il responso: aveva ragione lui. Peccato che dopo diciotto anni, nove mesi e ventisei giorni, sia ormai un anziano signore in pensione da un bel pezzo.

Avete presente la primavera del 1993? Bill Clinton vedeva per la prima volta Boris Eltsin, Arnaldo Forlani riceveva un avviso di garanzia dal pool di Mani Pulite, gli italiani abolivano a schiacciante maggioranza il finanziamento pubblico ai partiti ignari, il governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi riceveva l'incarico di formare il suo governo, lo scudetto veniva vinto dal Milan di Dejan Savicevic e Jean-Pierre Papin e la classifica marcatori da Beppe Signori. Per capirci, era tantissimo tempo fa.

Bene, il 4 giugno di quell'anno il professor Germano Grassivaro, già docente all'università di Venezia e di Padova, già impegnato nel rilancio della facoltà di Economia a Mogadiscio e in varie missioni culturali all'estero in particolare in Argentina, inoltra un ricorso straordinario al capo dello Stato. Si ritiene vittima di un'ingiustizia. Aspirava a diventare addetto scientifico all'ambasciata di Buenos Aires e alla prova di selezione, affrontata nell'ottobre 1992, è stato scartato nonostante il giudizio: «L'apposita Commissione ha apprezzato la sua eccellente preparazione. Tuttavia i requisiti richiesti hanno indotto la Commissione a designare un altro candidato». Tesi respinta dal nostro: secondo lui era invece il vincitore «a non essere in possesso dei requisiti richiesti».

Incomincia con un ricorso all'allora ministro degli Esteri Emilio Colombo, respinto con la rivendicazione di una «autonoma discrezionalità di scelta da parte del Ministero». Quindi, seguendo la procedura, fa ricorso direttamente al presidente della Repubblica, chiamato a emettere un decreto di accoglimento o rigetto in base al parere del Consiglio di Stato. Fatto questo, si mette in attesa. Telefonando di tanto in tanto per esprimere la sua crescente indignazione per i continui rinvii.

Aspetta oggi, aspetta domani, passano gli anni. Silvio Berlusconi scende in campo e fonda Forza Italia, John Major lascia l'incarico di premier a Tony Blair, Bettino Craxi si rifugia nell'esilio di Hammamet, l'Italia di Fabio Cannavaro diventa campione del mondo, Marco Pantani vince il Tour de France per poi essere travolto dallo scandalo fino a morire tragicamente...

L'unica cosa che resta immutabile nel tempo, sepolta in un cassetto, è la contestazione del nostro aspirante addetto scientifico. Il quale, paziente come San Simeone lo stilita, resta in attesa per anni, campando con la pensione da insegnante. Finché un giorno, un amico lo scuote: «Ma come, ti sei rassegnato?». E tornano alla carica: che fine ha fatto il ricorso?

Altri anni di attesa ed ecco che finalmente arriva, su carta intestata del Presidente della Repubblica, il quale non c'entra niente perché tutto il tormentone è farina del ministero degli Esteri, la risposta. Che dopo aver citato una legge del 1865, una del 1924, una del 1942 e altre ancora, dice che il ricorso è stato accolto: a Buenos Aires non doveva andarci chi ci andò, ma Germano Grassivaro.

Ma è la data sul verdetto ad essere stupefacente: 11 novembre 2011. Con comunicazione all'interessato il 5 dicembre 2011: quasi 19 anni di iter burocratico. E così, nei giorni scorsi, l'avvocato Mariano Paolin ha presentato al Tar del Lazio una richiesta danni. Professionali, economici, ma non solo. Come già ha riconosciuto una sentenza della Cassazione, «il danno esistenziale si fonda sulla natura non meramente emotiva e interiore (propria del cosiddetto danno morale), ma oggettivamente accertabile del pregiudizio attraverso la prova di scelte di vita diverse da quelle che sì sarebbero adottate se non si fosse verificato l'evento dannoso...». Insomma, se fosse andato in Argentina venti anni della sua vita sarebbero stati diversi.

Non resta che aspettare la sentenza del Tar. Sperando che non arrivi fra altri 19 anni, nel 2030. Germano Grassivaro sarebbe allora novantatreenne...http://www.corriere.it/cronache/12_marzo_31/concorso-vinto-19-anni-dopo-gian-antonio-stella_d22be376-7af4-11e1-b4e4-2936cade5253.shtml

martedì 27 marzo 2012

ECCO QUANTO INCASSANO GLI IIC: DE MISTURA RISPONDE A LANNUTTI (IDV)

ROMA\ aise\ 27 marzo 2012 - 17.469.896 euro: questo l’ammontare delle entrate derivanti da servizi (inclusi i corsi di lingua al lordo delle spese) e da sponsorizzazioni degli Istituti Italiani di Cultura all’estero.

La cifra, riferita al 2010, è stata confermata dal Sottosegretario agli esteri Staffan De Mistura nella risposta all’interrogazione del senatore Lannutti (Idv) che chiedeva chiarimenti sugli introiti degli IIC ma anche sulle modalità di selezione dei direttori di "chiara fama".

"Per quanto concerne la rete degli Istituti italiani di cultura ed i fondi da loro gestiti, - spiega De Mistura – il Ministero assegna ogni anno a ciascuno istituto una dotazione finanziaria (capitolo 2761) con cui copre tutte le spese per il funzionamento e le attività. Nel corso dell’anno 2010 è stata erogata agli 89 istituti di cultura una somma complessiva di 13.901.000 euro, con una media di stanziamento per istituto pari a 156.191 euro. Nel corso del 2011 è stata erogata invece ai 90 istituti (89 + la riattivata sezione di Hong Kong) la somma complessiva di 12.228.492 euro, con una media di stanziamento per istituto pari a 135.872 euro".

Sul fronte degli introiti degli IIC, "nel corso del 2010, questi ammontano a 17.469.896 euro. Tale ammontare corrisponde alle entrate derivanti da servizi (inclusi i corsi di lingua al lordo delle spese) e da sponsorizzazioni. Dividendo tale ammontare per il numero degli istituti (89), risulta una media di introiti per istituto pari a 196.290 euro. Tali introiti confluiscono nei bilanci di gestione di ogni singolo istituto per essere reimpiegati in attività di promozione della lingua e cultura italiana".

Il sottosegretario richiama quindi le norme di legge che regolano il reclutamento del personale: "gli IIC – scrive in proposito – sono uffici all’estero del Ministero e sono regolamentati dalla legge n. 401 del 1990 e dal successivo decreto ministeriale n. 392 del 27 aprile 1995 recante il regolamento d’attuazione della legge stessa. L’art. 7 e successivi della legge n. 401 definiscono dettagliatamente le finalità degli istituti, le procedure e le modalità di reclutamento del personale dell’area della promozione culturale (APC) da assegnare ai vari istituti, così come le modalità di finanziamento, di controllo e rendicontazione dei procedimenti di spesa. Tali procedimenti di spesa si svolgono nel rispetto dei principi e delle disposizioni normative dettate in materia di contabilità di Stato e sono sottoposti al controllo esercitato dalla Corte dei conti. In particolare, per quanto concerne il reclutamento del personale dell’APC, l’art. 12 della legge n. 401 prevede che "1. l’accesso alle qualifiche funzionali dell’area della promozione culturale e al ruolo degli esperti di cui all’articolo 11, avviene in conformità alla normativa vigente per il personale di analogo livello e qualifica del Ministero. (...).

3. I titoli di studio nonché i requisiti linguistici e culturali per l’accesso ai concorsi sono definiti con decreto del Ministro, emanato di concerto con il Ministro per la funzione pubblica, sentito il parere della Commissione di cui all’articolo 4.

4. Le modalità concernenti lo svolgimento del concorso, la forma delle prove, le materie d’esame, la composizione delle commissioni giudicatrici e la formazione delle graduatorie sono definite con decreto del Ministro, emanato di concerto con il Ministro per la funzione pubblica".

Quanto ai direttori, De Mistura ha ricordato che "la legge n. 401 all’art. 14 prevede che "sono nominati dai Ministro fra il personale dei livelli IX e VIII appartenente all’area della promozione culturale, sentito il parere della Commissione di cui all’articolo 4.

2. La funzione di direttore di Istituto può essere conferita anche agli esperti del ruolo dirigenziale di cui comma 2 dell’articolo II.

3. La nomina e la destinazione dei direttori degli Istituti sono disposte con decreto del Ministro, su proposta del direttore generale per le relazioni culturali, anche sulla base delle competenze relative all’area geografica di destinazione e delle aspirazioni espresse dall’interessato". Come specificato dall'interrogante, il paragrafo 6 della stesso articolo prevede che "la funzione di direttore può essere altresì conferita, in relazione alle esigenze di particolari sedi, a persone di prestigio culturale ed elevata competenza anche in relazione alla organizzazione della promozione culturale, con le procedure di cui all’articolo 168 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modificazioni, sentito il parere della Commissione di cui all’articolo 4 della presente legge. Le nomine, di durata biennale, rinnovabili per una pari durata una sola volta, potranno essere effettuate entro il limite massimo di dieci unità".

Per "assicurare trasparenza nell’iter di nomina dei direttori degli IIC, le disposizioni normative richiamate prevedono un ruolo specifico della Commissione nazionale per la promozione della cultura italiana all’estero, istituita dalla stessa legge n. 401 che ne regolamenta anche composizione e funzioni (artt. 4 e 5). In particolare la Commissione garantisce un coinvolgimento delle maggiori istanze del mondo culturale, scientifico ed accademico, istituzionale e non, nella trattazione delle diverse tematiche attinenti appunto alla promozione della lingua e della cultura italiana all’estero. Le procedure di selezione e valutazione già in atto sono state ulteriormente rafforzate dal ministro Terzi. Sono state infatti elaborate delle linee guida, condivise con la Commissione nazionale stessa, per la selezione dei candidati che aspirano a dirigere IIC in base a quanto previsto dal par. 6 dell’art. 14 della legge n. 401".

"Alla luce degli incarichi di alta responsabilità che tali candidati sono chiamati a svolgere, - annota De Mistura – con le linee guide vengono individuati requisiti e criteri di selezione necessari ad identificare i titolari di tali funzioni nell’ambito di quanto prevede la normativa vigente (art. 14.6 della legge n. 401 del 1990) che per la nomina dei Direttori di “chiara fama” richiede, accanto al prestigio culturale, elevate competenze in materia organizzativa e promozionale. La destinazione presso gli Istituti di cultura del restante personale dell’APC, così come del ruolo dirigenziale degli esperti, avviene attraverso una procedura regolamentata dalla normativa vigente (legislazione e contratto nazionale), nel rispetto dei principi di pubblicità e trasparenza, con modalità analoghe a quelle seguite per le assegnazioni di tutti i funzionari del Ministero". (aise)

venerdì 23 marzo 2012

Ebook italiani in prestito a Tokyo

L'espirimento dell'Istituto di cultura italiano potrebbe diventare un modello
ROMA, 23/3/2012 - La Stampa.it
Parte dal Giappone il primo sistema di prestito bibliotecario di e-book di un Istituto di cultura italiano. Quella di Tokyo è diventata la prima delle 90 sedi culturali del ministero degli Esteri sparse nel mondo ad aver avviato il prestito di libri elettronici, un’iniziativa che in futuro potrebbe diventare un modello.

Il servizio, lanciato questa settimana, prevede la possibilità per gli utenti della biblioteca di accedere via internet a una vasta selezione di libri digitali, che possono essere letti su pc, e-reader, tablet e smartphone. Il sistema ha una procedura simile a quello di una biblioteca ’fisicà, con il vantaggio di non doversi spostare da casa o dal luogo di lavoro. «Crediamo che questo servizio abbia enormi potenzialità - ha dichiarato il direttore dell’Istituto di Tokyo, Umberto Donati - sarebbe interessante valutare la possibilità di costituire una rete con gli altri Istituti di Cultura, per creare un archivio comune».

L’accesso avviene tramite la piattaforma digitale MLOL (MediaLibraryOnLine), realizzata dalla società italiana Horizons Unlimited srl, a cui attualmente hanno aderito circa 2.000 biblioteche di 10 regioni italiane. Per ogni e-book acquistato dalla biblioteca verrà associata una licenza di prestito digitale che permetterà all’utente finale, iscritto al servizio, di scaricare un file sul proprio computer o sul device mobile e di usufruirne per un tempo determinato (14 giorni). Al termine del periodo di prestito, il file diventa inutilizzabile.

La licenza segue il modello «one copy/one user» che permette il prestito digitale a un singolo utente alla volta per ogni copia di file acquisiti. La biblioteca dell’Istituto resta possessore, per sempre, del file standard utilizzabile in loco anche al termine della sottoscrizione con MLOL. In questo modo si ovvia anche ai problemi, frequenti nelle biblioteche, di reperibilità degli spazi e di risorse economiche per l’acquisto di materiale librario, considerato il fatto che gli ebook hanno prezzi di mercato molto competitivi. Al momento il catalogo MLOL dispone di circa 90.000 titoli di varia tipologia di 163 editori.

(www.medialibrary.it)

venerdì 17 febbraio 2012

DIRETTORI DI CHIARA FAMA PER GLI IIC: DI PIETRO (IDV) INTERROGA TERZI E ORNAGHI

ROMA\ aise\ 15 febbraio 2012 - "Adottare, nei confronti dei dieci direttori di "chiara fama", tutte le misure necessarie al fine di eliminare ogni elemento ostativo relativo all'età, affinché si possa mettere, a costo zero, "la persona giusta al posto giusto" dando spazio alla provata professionalità e dedizione di coloro che per anni hanno contribuito ad elevare il prestigio culturale del nostro Paese".

È quanto sostiene il deputato e leader di Idv Antonio Di Pietro nell’interrogazione ai Ministri degli esteri e per i beni culturali, Terzi ed Ornaghi.

"Il comma 6 dell'articolo 14 della legge n. 401 del 1990 – ricorda Di Pietro nella premessa – ha previsto che la funzione di direttore, per gli Istituti Italiani di cultura all'estero, può essere conferita a "persone di prestigio culturale ed elevata competenza anche in relazione alla organizzazione della promozione culturale, con le procedure di cui all'articolo 168 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e successive modificazioni"; l'articolo 168 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 sancisce che: "qualora per speciali esigenze anche di carattere tecnico o linguistico non possa farsi ricorso per incarichi presso uffici all'estero ad esperti tratti dal personale dello Stato e da Enti pubblici, l'Amministrazione degli affari esteri può utilizzare in via eccezionale e fino ad un massimo di dieci unità, persone estranee alla pubblica Amministrazione purché di notoria qualificazione nelle materie connesse con le funzioni del posto che esse sono destinate a ricoprire. Le persone predette devono essere in possesso della cittadinanza italiana, in età compresa tra i trentacinque e i sessantacinque anni e godere di costituzione fisica idonea ad affrontare il clima della sede cui sono destinate"; l'età anagrafica, così come avviene per la figura del senatore a vita, non può e non deve costituire un ostacolo insormontabile al ricorso, da parte dello Stato, a personalità che hanno acquisito negli anni una indiscussa professionalità e che hanno reso onore al nostro Paese".

"La nostra società, dalla pubblicazione del sopracitato decreto del Presidente della Repubblica, è stata interessata non solo da un considerevole innalzamento della durata media della vita, ma anche da un marcato miglioramento della qualità della vita stessa anche in età avanzata; la promozione della cultura italiana nel mondo – sottolinea Di Pietro – rappresenta, nel Terzo Millennio, un settore assolutamente strategico sotto tutti i profili; gli Istituti Italiani di Cultura all'estero sono, all'80 per cento dei casi, retti da addetti con scarsa esperienza, mentre la maggior parte dei Direttori è in quiescenza".

Posto che "il livello qualitativo dell'offerta culturale degli Istituti all'estero si è abbassato notevolmente", Di Pietro chiede ai ministri "se non si ritenga opportuno adottare, nei confronti dei dieci direttori di "chiara fama", tutte le misure necessarie al fine di eliminare ogni elemento ostativo relativo all'età, affinché si possa mettere, a costo zero, "la persona giusta al posto giusto" dando spazio alla provata professionalità e dedizione di coloro che per anni hanno contribuito ad elevare il prestigio culturale del nostro Paese". (aise)

giovedì 5 gennaio 2012

Sfogliando il MADE in ITALY

di ANTONIO TABUCCHI

La Repubblica, 4 gennaio 2012

«Nei confronti dell' Italia è insorta in Europa, e non solo in Europa, una grave crisi di sfiducia. Dobbiamo esserne consapevoli e sentircene, più che feriti, spronati nel nostro orgoglio e nella nostra volontà di recupero». Queste parole di Giorgio Napolitano pronunciate poco tempo prima della caduta del governo Berlusconi, mi invitano a una riflessione, non so se all' insegna del paradosso o del contrappasso. Perché nonostante tutto, cioè nonostante che in Italia la cultura sia stata sistematicamente demolita, è anche vero che in alcuni paesi esteri, laddove ha operato una diplomazia culturale di alta qualità, è stata fatta emergere con un insolito rilievo. Per esempio l' Istituto Italiano di cultura di Parigi, diretto negli ultimi anni da Rossana Rummo, ha proposto ai francesi una cultura italiana talmente effervescente e vivace (cinema, teatro, presentazioni di libri italiani, mostre fotografiche) da renderlo uno dei luoghi obbligatori di Parigi. Oppure, se vi capita di entrare in una grande libreria di Stoccolma, potete trovare in bella mostra delle copertine con un mosaico di volti dei più giovani scrittori e poeti italiani, di attori e drammaturghi del migliore teatro italiano contemporaneo, dei più importanti cineasti attuali. E accanto a loro un' elegantissima collana bilingue di narrativa e poesia. A cosa si deve questo miracolo? Semplice, al fatto che mentre in Italia la nostra cultura veniva "essiccata", in altri paesi essa veniva coltivata come una pianta rara da "missionari" che ben sanno quanto la cultura possa costituire l' immagine di un paese. Nel caso di Stoccolma, il principale artefice di una "missione" riuscita è Paolo Grossi, direttore dell' Istituto Italiano di cultura. Conosco Paolo Grossi da molti anni, allorché era Attaché culturel all' Ambasciata italiana di Parigi, dove dirigeva (e ancora dirige) quella preziosa collana che sono i "Quaderni dell' Hôtel de Galliffet". Per evitare di scendere sul piano personale dell' amicizia e della stima che nutro per lui, mi limiterò a riferire un brano della motivazione della giuria del Premio Dessì che quest' anno lo ha premiato per il suo lavoro: «L' attenzione e la passione con cui si è impegnato su una cultura di grandissima tradizione come quella italiana, troppo spesso dimenticata perfino dai suoi ufficiali rappresentanti, costituisce un luminoso esempio di quanto si possa fare, anche con esiguità di mezzi, per il riconoscimento di valori culturali sicuri e per la diffusione e la difesa del nostro patrimonio culturale all' estero>>. Arrivato a Stoccolma nel 2008, Paolo Grossi, che parla anche lo svedese (ha cominciato la sua carriera insegnando all' Università di Uppsala e sua moglie è svedese), ha ideato una rivista semestrale bilingue che offra al pubblico locale quanto di meglio produce la cultura italiana delle ultime generazioni, cioè quella che in questi anni ha dovuto esprimersi nell' ambiente dichiaratamente ostile del sistema di governo che ha dominato l' Italia. La rivista si chiama Cartaditalia ed è giunta al sesto numero. Premetto che faccio parte (peraltro immeritatamente) del comitato scientifico, assieme con intellettualie scrittori italiani e stranieri che stimo quali, per citarne solo alcuni, Maurizio Ferraris, Claudio Magris, Martin Rueff o Carlo Ossola. Ma credo che questo non mi vieti di essere obiettivo. Passo a una sintetica descrizione di Cartaditalia. Il primo numero (2009), curato da Domenico Scarpa, è dedicato alla nuova narrativa italiana. Presenta dieci scrittori con esaurienti schede critico-biografiche e alcune pagine di un loro romanzo o racconto in italiano e in svedese. Regola di scelta ferrea per tutti gli scrittori presentati: che nessuno di loro sia tradotto in svedese. Tre nomi a caso fra i dieci prescelti: Andrea Bajani, Valeria Parrella, Vitaliano Trevisan. Il numero è andato a ruba nelle librerie di Stoccolma, perché per la prima volta il lettore svedese ha potuto avere una panoramica della giovane narrativa italiana che forse avrebbe avuto solo in maniera sporadica e casuale. Il secondo numero, Undici poeti italiani contemporanei (qualche nome a caso: Giampiero Neri, Jolanda Insana, Patrizia Cavalli, Eugenio de Signoribus) è stato curato con eccellenti schede critiche da un noto studioso di letteratura italiana come Martin Rueff, mentre la traduzione in svedese è stata affidata ai migliori traduttori. Il terzo numero, Dieci anni di cinema italiano, curato da Jean A. Gili, presenta, fra i ventitré cineasti prescelti, artisti conosciuti ovviamente anche in Svezia (per esempio Bellocchio, Amelio, Moretti, Soldini, Benigni o Tornatore); ma visto il disinteresse in cui il cinema italiano è caduto in Europa, Cartaditalia ha sicuramente contribuito a risvegliare la curiosità dei neghittosi distributori svedesi. Il quarto numero, Il nuovo teatro italiano, curato da Guido Davico Bonino, insieme a un paio di autori già rappresentati in Svezia come Edoardo Erba e Giuseppe Manfridi, presenta le nuove tendenze del nostro teatro fino agli autori più giovani come Ascanio Celestinio Fausto Paravidino. Il quinto numero, curato da Gilles Pécout, ha per titolo L' unità d' Italia, tema quasi obbligatorio dato l' anniversario di quest' anno. Ma Paolo Grossi ha evitato il luogo comune dedicando il numero ad alcune città d' Italia fondamentali nel processo unitario. L' ultimo numero (novembre 2011), bellissimo anche graficamente, si chiama La nuova fotografia italiana, è curato da Elio Grazioli e ospita i nostri giovani fotografi di diverse tendenze. Il prossimo numero sarà dedicato ai nuovi compositori italiani. Ma Cartaditalia non è un' iniziativa isolata. Paolo Grossi le ha affiancato una piccola ed elegantissima collana letteraria (è stampata in Italia da "Nuvole", ad Alessandria) di autori già tradotti in svedese con libri che però l' editoria tende a trascurare. Perché se il grande editore pubblica volentieri Le città invisibili di Calvino o Petrolio di Pasolini, è meno invogliato a pubblicare Perché leggere i classici o Amado Mio. E dunque, insieme a un Calvino e a un Pasolini considerati "minori", troviamo Alfabeti di Magris, San Silvano di Dessì, I volatili del Beato Angelico del sottoscritto, La ronda dei conversi di Eugenio de Signoribus, le raccolte più raffinate di Zanzotto e Tutte le poesie di Primo Levi. Credo che Paolo Grossi stia finendo il suo mandato in Svezia. Non so che sorte toccherà alla sua rivista e alla collana che l' accompagna. Come sarebbe civile e intelligente, "per una nostra volontà di recupero", come auspica il capo dello Stato, aprire sul mondo, e in lingue più accessibili, questa finestra di cultura italiana che Grossi ha aperto in Svezia, magari trasformandola in una rivista online che porti dappertutto la buona novella che in Italia esiste una cultura di grande vitalità e originalità che avremmo tutto l' orgoglio di far conoscere. Ma nonostante le lodevoli iniziative di alcuni nostri diplomatici di carriera (ne conosco molti, così come so di altri mediocri personaggi di nomina esclusivamente politica "piazzati" in grandi capitali più per danneggiare la cultura che per favorirla), ciò che fornisce l' immagine del nostro paese è soprattutto quello che accade nel nostro paese. Perché gli inviati della stampa estera in Italia hanno giustamente diffuso nei loro paesi soprattutto le idiozie che una televisione di Stato umiliatae umiliante trasmette; hanno comunicato le volgarità con cui un impero mediatico assolutamente anomalo in Europa ha aggredito i migliori intellettuali e artisti italiani perché "dissidenti" da una stampa di famiglia. Che lo si voglia o no, oggi l' Italia è, per il mondo civile, il paese in cui si è sparato ai neri e si sono bruciati i campi rom. È il paese in cui ministri secessionisti che lavoravano come talpe all' interno dello Stato hanno liberamente diffuso la peste del razzismo. È il paese in cui un ex ministro dell' Interno dichiaratamente anti-italiano ha violato i diritti umani, attirandoci perfino le critiche dell' Onu. Insomma, il mondo ci guarda come un paese imbarbarito. Finché i responsabili di questa deriva antropologica e culturale non saranno messi davvero in condizione di non nuocere ed espulsi dal corpo politico e sociale, la crisi di sfiducia insorta nei confronti dell' Italia non cesserà, anzi, si aggraverà, perché non dipende soltanto da una crisi economica ma da una cultura di qualità sopraffatta da una sub-cultura diventata egemone. L' Italia è un paese che non ha mai smesso di dare al mondo il suo genio, il Bello, l' arte che ci è quasi naturale. Ma quando l' empietà e l' ignoranza prevalgono, è arduo sentirsi spronati nell' orgoglio di una volontà di recupero. Siano lodati quelli che nutrono ancora questa volontà.