giovedì 28 luglio 2011

LINGUA E CULTURA: PARLANO I DIRETTORI DEGLI IIC

ROMA\ aise\20 luglio 2011 - Un’azione coordinata, una programmazione di lungo respiro, un’offerta culturale diversificata, corsi di lingua standard e un’unica certificazione, personale qualificato. Questo, in estrema sintesi, aiuterebbe il lavoro che gli 89 Istituti Italiani di Cultura svolgono all’estero per promuovere la lingua e cultura italiana. Oltre alle risorse, ovviamente: tema, questo, su cui i direttori che oggi hanno partecipato all’audizione di fronte alle Commissioni Esteri e Cultura della Camera hanno mostrato di avere una certa rassegnazione.


L’audizione fa seguito a quella del Ministro Frattini resa il 6 luglio scorso, sempre nell’ambito dell'indagine conoscitiva su "Promozione della cultura e della lingua italiana all’estero".

Per l’occasione sono giunti a Roma Melita Palestini (Atene), Salvatore Schirmo (Barcellona), Rossana Rummo (Parigi) e Giuseppe Di Lella, già direttore a Madrid. Salutati dalla presidente Aprea (Cultura) e dal vicepresidente Narducci (Esteri), i direttori hanno svolto le loro riflessioni, partendo ovviamente dall’esperienza personale nei diversi Paesi in cui operano o hanno operato.

Melita Palestini, negli IIC da 20 anni ora ad Atene, ha richiamato le parole del Ministro e la strategia del "fare sistema" per sostenere che "tutti noi già lo facciamo". Così come nessuno, ha aggiunto, "con la crisi che corre si aspetta un aumento del finanziamento dal Mae".

La grande risorsa cui guardare, per Palestini, è invece rappresentata dalle regioni. "A volte arrivano nei Paesi esteri e non hanno punti di riferimento, quando le delegazioni regionali hanno grandi potenzialità e risorse. Alcune sanno che ci sono gli IIC e si rivolgono a noi che siamo inseriti nella struttura sociale del paese che ci ospita". Altre invece no.

"Gli IIC sono 89 vetrine nel mondo: le regioni – ha aggiunto la direttrice - hanno potenzialità culturali, turistiche, hanno università locali da promuovere, piccole e medie imprese. Certo, non tocca a noi coordinare l’azione politica all’estero, quello è il compito della Farnesina. Ma potremmo rappresentare per le regioni un punto di proiezione, una vetrina. Saremmo dei collaboratori in grado di dare spazio e visibilità all’Italia "minore", non per importanza, ma perché poco conosciuta". Poco sfruttate, invece, le collaborazioni con le università e i loro professori che potrebbero illustrare "il progresso dell’Italia".

Direttore a Barcellona, Salvatore Schirmo ha ricordato che l’ultima volta che il Parlamento ha sentito gli IIC risaliva al 2004. "Saprete che gli istituti sono regolati dalle Legge 401; allora era ministro De Michelis. La legge fu attuata da Spinetti, ora ambasciatore in pensione, e da Lo Monaco, ora alla Direzione Generale del Mae (Sistema Paese)". La legge, ha aggiunto, "ha un impianto che regge ancora" e dal 90 in poi "ha garantito una nostra presenza sul territorio, importante, non virtuale. Perché il nostro è un lavoro di relazioni, tessute giorno per giorno". Per questo, per Schirmo, l’idea degli "Hub" o degli istituti-modello in poche città, a coordinare le altre presenze dislocate sul territorio pone qualche perplessità perché "non può mancare la presenza sul territorio". certo, l’informatica annulla le distanze, ma nulla può più del vedersi e parlarsi vis a vis, "se no si potrebbe fare tutto da Roma".

Certo, "occorre attualizzare la figura e l’azione degli IIC" in modo tale da "confermare il loro ruolo di perno su cui far ruotare la promozione culturale e linguistica". Con risorse adeguate. Da tempo, gli IIC si confrontano con quelle messe in campo dai "colleghi" stranieri: "a Barcellona i francesi stanno in palazzo di sette piani, che io chiamo Ministero. Hanno pure il coordinatore per la lingua business oriented. Per noi competere è difficile. Lo facciamo, ma è difficile". Quello che complica il lavoro è che gli IIC "operano con risorse incerte: la dotazione ministeriale fino a due tre anni fa ci garantiva uno zoccolo duro su cui operare, cui si aggiungevano gli introiti dei corsi, che sono variabili. Ora è incerta pure la dotazione del Mae, dunque le nostre programmazioni sono necessariamente di corto respiro per rispettare sacra legge della copertura della spesa. Non mi scrivo nella lista di chi vuole i fondi ministeriali, per carità, ma anche per chiedere sponsor ci vogliono eventi di grande respiro. Se non lo sono, e coi tempi che corrono, come facciamo a chiedere una sponsorizzazione alle imprese?".

Per dare la misura della situazione, Schirmo ha spiegato che Barcellona si autofinanzia per l’87% e che i soldi del Mae bastano per due mesi. "Praticamente se ci tolgono il contributo ministeriale nulla ci differenzierebbe da una Spa!".

Già direttore a Madrid, curatore di una mostra su Galileo che ha stregato la Spagna (e che la presidente Aprea voleva tanto vedere anche in Italia, al Parlamento, ma "purtroppo non ci sono i soldi") Giuseppe Di Lella ha posto l’accento sul patrimonio immobiliare degli IIC e sulle collaborazioni con le Fondazioni Bancarie.

"La sede di Madrid – ha detto – è ricca dal punto di vista patrimoniale ma povera di finanziamento. La sede dell’IIC vale 100 milioni di euro e costa uno sproposito di manutenzione. Il teatro, che usiamo per la maggior parte degli eventi interni, l’ha ristrutturato Missoni", ha aggiunto Di Lella secondo cui sarebbe meglio vendere e pagare un affitto.

"A Madrid siamo arrivati a 1 milione e 200mila euro sponsor all’anno", ha aggiunto, spiegando il ruolo importante delle Fondazioni Bancarie che in Spagna destinano una percentuale degli incassi non all’acquisto di opere d’arte per incrementare il loro patrimonio, ma alla promozione di eventi culturali. Che, però, devono essere di un certo peso: "è più difficile avere 30mila euro che 300mila: le Fondazioni vogliono i grandi eventi, che hanno un ritorno significativo per lo sponsor".

Un'altra questione aperta, per Di Lella è la mancanza di programmazione e il frequente turn over di direttori e addetti che arrivano da Roma "che tra l’altro costano molto. Meglio puntare sulla qualità del personale locale, che alla fine sono quelli rimangono, il filo rosso che unisce le varie direzioni".

Sta per lasciare Parigi dopo quattro anni Rossana Rummo, un’esperienza "impegnativa, ma importante" da cui ha desunto alcuni punti su cui intervenire: "gli IIC devono agire al di là della comunità italiana presente sul territorio, ma proiettare la loro offerta ai "locali". In passato gli IIC erano club di italiani all’estero, che sono importanti e fondamentali, ma lo scopo degli istituti è promuovere l’internazionalizzazione verso una cultura che non è la nostra". Al secondo punto, Rummo inserisce l’offerta culturale diversificata: "gli Istituti dovrebbero proporre, in base alle esigenze del territorio, un panorama della cultura italiana ampio e qualificato", avendo cura di inserire "accanto alla promozione dei grandi nomi, anche quelli dei nostri giovani talenti emergenti".

Sul fronte-lingua, Rummo ha spiegato che gli IIC "traggono profitto dai corsi, che possono essere affidati a strutture esterne o essere gestiti direttamente da noi, attraverso il reclutamento degli insegnati con concorso pubblico. Parigi recluta direttamente e gestisce internamente, ma quando sono arrivata le stanze destinate alle lezioni non erano degne di noi: come ci presentiamo – ha ricordato Rummo passando al quarto punto – è fondamentale: servono le infrastrutture tecnologiche, di offerte e di servizi che un paese civile europeo come l’Italia deve dare".

L’Italia, per Rummo, dovrebbe anche impegnarsi sulla certificazione: "in Italia se ne occupano 4 enti: ogni anno dobbiamo far venire gli insegnati nelle due università che se ne occupano e spendiamo soldi risparmiabili. Che si faccia una certificazione unica, che sia data anche ai corsi degli IIC, anche perchè all’estero ci sono molti enti privati che fanno corsi e che raccolgono molto pubblico, giocando anche sulle assonanze del loro nome (come "centro culturale italiano" - ndr)". D’accordo con Frattini che per le scuole italiane all’estero la scelta non potrà che essere il bilinguismo, Rummo ha spiegato ai parlamentari che sarebbe di aiuto per trovare sponsor anche la defiscalizzazione delle loro donazioni, come accade in Francia dove viene applicato un bel -64%.

I numeri di Parigi riferiscono di un contributo Mae di 360mila euro; le sponsorizzazioni sono passate dal 5% del 2008 al 13% di oggi "ma con grandi sforzi".

Anche Rummo, come Di Lella, ha parlato del personale locale: "da Roma arrivano addetti con buona volontà, ma scarsa capacità di organizzazione culturale e sulla comunicazione. Parlo di una formazione non in teoria, ma pratica: servono persone già impiegate, sappiano fare un piano di comunicazione, un piano stampa, organizzare mostre. Serve formazione e riqualificazione soprattutto per il personale a contratto locale che non ha nessun incentivo: loro rimarranno nella sede, ma hanno la carriera bloccata e non qualificata. Bisogna rivedere questo aspetto per incentivarli, non solo economicamente, ma soprattutto professionalmente".

Quanto alla razionalizzazione, Rummo ha detto che "la Francia ha chiuso molte più sedi delle nostre. D’altra parte è una tendenza che ci accomuna tutti. Ma a livello nazionale l’intervento di tutti soggetti coinvolti - Mae Mibac e Regioni - richiede un intervento più sostanziale". (ma.cip.\aise)

mercoledì 6 luglio 2011

LINGUA E CULTURA/ FRATTINI ALLA CAMERA: RIVEDERE L’ASSETTO DEGLI IIC SUL TERRITORIO/ POLI E HUB CULTURALI IN OGNI PAESE

ROMA\ aise\ 6 luglio 2011- L’Italia è consapevole di avere un patrimonio tra le mani, ma anche di dover cambiare strategia per farlo fruttare. È quanto emerge dall’intervento del Ministro degli Esteri Franco Frattini che oggi è intervenuto alla Camera di fronte alle Commissione Esteri e Cultura che hanno finalmente avviato l’indagine conoscitiva sulla promozione della lingua e cultura italiana all’estero, deliberata l’8 febbraio scorso.



Un’indagine che avrebbe dovuto concludersi il 31 luglio e che, come annunciato dal presidente della III Commissione Stefani, verrà senz’altro prorogata.

Nel suo intervento, Frattini ha ribadito l’importanza della promozione culturale come strumento di politica estera, riassunto i punti prioritari contenuti in un documento diramato a tutta la rete diplomatico-culturale all’estero, citato esempi "virtuosi" di diffusione della lingua e i risultati conseguiti negli ultimi anni, gli accordi di collaborazione con gli altri Ministeri e con le università.

Parola d’ordine, anche qui, è fare sistema.

"La cultura è biglietto da visita straordinario per l’Italia nel mondo", ha esordito il Ministro. "Anche per questo ho voluto mantenere sotto la mia diretta responsabilità l’attività di promozione culturale che non rappresenta solo la valorizzazione dell’eredità ricevuta dal passato, ma anche l’espressione delle potenzialità del nostro Paese". Cultura, insomma, come "concetto dinamico, creatività e potenzialità del Sistema Paese e delle sue componenti: industriali, enti locali e tradizioni, università e ricerca", ma anche come "strumento di politica estera perché apre opportunità di dialogo politico tra Governi e popoli", come, ad esempio, "l’Italia fa nel Mediterraneo".

Porprio perché la "cultura deve essere vista in un approccio di sistema", Frattini ha ricordato di aver "promosso e richiesto che, nell’ambito della prima fase della riforma del Mae, ci fosse una rivisitazione e un potenziamento sistematico dei nostri strumenti: la rete degli IIC, i lettorati di italiano, e poi scuole e addetti scientifici".

"I nostri obiettivi – ha spiegato – sono contenuti in documento programmatico che contiene le linee guida per la promozione linguistica e culturale approvato all’unanimità dalla Commissione Nazionale per la promozione culturale e diramato alla rete Mae all’estero".

Sette i punti del documento, sintetizzati dal Ministro: capire come in ogni area del mondo la proiezione culturale può aiutare a consolidare gli obiettivi di politica estera; attuare una visione di insieme tra il sistema culturale e il processo di internazionalizzazione delle imprese; incoraggiare i parternariati tra pubblico e privato per eventi e attività; promuovere iniziative visibili e continuative e non eventi episodici o salutari; avere una "visione manageriale" nella promozione della nostra cultura; lavorare sulla comunicazione per migliorare l’immagine e la percezione del nostro Paese; rafforzare gli strumenti per attirare studenti stranieri in Italia, lavorando sul potenziamento delle borse di studio.

Su questo ultimo punto, Frattini ha ammesso che "per ragioni di bilancio facciamo molto meno di quanto vorremmo. Abbiamo, però, registrato l’interesse delle grandi imprese italiane a cofinanziare borse di studio per master post universitari".

Frattini ha quindi citato il caso cinese (dove sono state moltiplicate le borse di studio per venire in Italia), quello statunitense (dove l’italiano è tra le prime quattro lingue straniere studiate) e Israele (paese in cui negli esami della licenza media-superiore di quest’anno ci sarà quello di italiano).

Quanto alla collaborazione scientifica e tecnologica, che compone lato sensu l’offerta culturale, Frattini ha detto che "saranno potenziati gli addetti scientifici nelle Ambasciate" perché "dobbiamo essere conosciuti meglio per l’alta tecnologia e la ricerca". In particolare, il Mae sta aiutando il Polo di Trieste a internazionalizzarsi ancora di più affinché "diventi polo di attrazione per scienziati di tutto il mondo".

Come Ministero, ha aggiunto,"lavoriamo ai protocolli di accordo, ma lo possiamo fare solo riconoscendo alla rete – ambasciate, consolati, IIC, scuole, lettorati e addetti – il ruolo di garanti dell’attuazione delle linee guida a livello territoriale di ciascun Paese".

Gli Istituti Italiani di Cultura. "Sono i punti di forza della rete: ne abbiamo 89 che operano in 60 Paesi. Oggettivamente – ha ammesso Frattini – la rete soffre di carenze strutturali gravi. La distribuzione sul territorio non corrisponde più al mondo della legge 401/90. È chiaro che il loro assetto deve rinnovarsi alla luce del cambiamento geo-strategico nel mondo". Per questo, ha aggiunto, "l’anno scorso ho nominato un addetto culturale ad Abu Dhabi, competente anche per Kwait e Qatar". Per questo "non è pensabile non avere un IIc ad Hong Kong o essere presenti in India solo a New Delhi. Presto lo saremo anche a Mumbai e in Vietnam, Paese che per l’interesse economico nazionale sta assumendo grande importanza".

Nuove aperture anche in Medio Oriente: "ci sarà un IIC in Giordania, per le tradizione e i legami storici con quel Paese, ma anche nei Territori Palestinesi. Se sosteniamo la costituzione di uno Stato Palestinese, cominciamo col promuovere la nostra cultura in un territorio segnato dalla presenza di luoghi santi per la cristianità". E nel Maghreb: "fino all’anno scorso non c’era una presenza adeguata, ma solo IIC gestiti burocraticamente. Ora l’Istituto di Tunisi, affidato per chiara fama, ha un ruolo di hub culturale per tutto il Nord Africa e già sta producendo risultati importanti".

Nel resto del mondo, soprattutto nei Paesi di emigrazione, gli IIC non saranno depotenziati ma trasformati in "veri e propri poli culturali". Dunque, "in Germania o in Francia non è che chiuderemo tutti gli IIC tranne Berlino; al contrario, Berlino sarà un centro e polo culturale che irradierà i centri minori che, è chiaro, non potranno avere la dimensione, la forza e l’autonomia di un IIC. Idem negli Usa: rafforziamo New York e Los Angeles, creiamo una struttura forte a Washington, dando a queste sedi la capacità di irradiarsi nel Paese".

I nuovi Poli dovranno necessariamente "interagire con gli altri attori della promozione del Sistema Paese, cioè le camere di commercio e l’Enit e i futuri uffici commerciali all’estero che saranno creati nelle ambasciate al posto dell’Ice. Evitiamo duplicazioni".

Scuole italiane all’estero. "Si tratta di un grande patrimonio che, anche attraverso una riflessione con il Ministro Gelmini, intendiamo potenziare, con la revisione dei meccanismi di gestione, dove oggettivamente qualche punto debole c’è. La Scuole devono trasformarsi in modello bilingue: accanto all’italiano si studia nella lingua madre del paese. È un obiettivo ambizioso, ma abbiamo i nostri modelli di eccellenza: Madrid, Barcellona, Parigi, Zurigo, Addis Abeba. Inoltre, puntiamo a inserire l’italiano e altre materie curriculari nei programmi scolastici delle scuole straniere".

Frattini ha quindi rivendicato la sua scelta di "potenziare con convinzione il ruolo della Commissione Naizonale per la promozione della cult italiana all’estero, organo consultivo importante, che ha ottenuto il peso e la dignità che merita. Ho riattivato al suo interno i gruppi di lavoro che potranno seguire settore per settore la programmazione dell’offerta e dare pareri per la programmazione annuale".

Accordi interministeriali. "Con Mibac e Miur abbiamo siglato protocolli di intesa e attivato gruppi di lavoro; con la Farnesina lavorano alla promozione del nostro patrimonio culturale, alla valorizzazione del cinema e dei prodotti editoriali, penso alle Fiere del libro. Con il Miur, in particolare, c’è la collaborazione interuniversitaria e scientifica, oltre che scolastica per internazionalizzare meglio il nostro sistema universitario. Abbiamo atenei di eccellenza e vogliamo renderli meglio noti e competitivi nel mercato della conoscenza. Siamo molto soddisfatti del risultato-2010: hanno studiato in Italia studenti proveniente da più di 100 Paesi". Maggiori presenze da Cina, Africa, Federazione Russa e Usa.

Tra i protocolli recenti quello col Ministero del Turismo per "usare" la cultura per attirare turisti in Italia.

Tra gli obiettivi del Mae anche quello di "stimolare regioni ed enti locali, perché la promozione culturale non è omologazione; l’Italia è ricca per le sue diversità che le regioni possono rappresentare. L’accordo con regioni e singoli contatti sta portando dei primi risultati importanti".

Dante Alighieri. "Vogliamo rafforzare la collaborazione con la Dante Alighieri", ha detto Frattini. "È un’istituzione importante con cui abbiamo una convenzione per rafforzare collaborazione linguistica e culturale. La Dante ha un valore aggiunto: può supplire nelle aree dove non c’è un IIC; con una convenzione, la Dante diventa parte della nostra rete".

Ricerca scientifica. "Una rete mondiale di scienziati, borsiti, ricercatori è ciò che cerchiamo di consolidare", ha proseguito il Ministro. "Non si tratta solo di cervelli da far rientrare, ma di una rete di ambasciatori della scienza e della ricerca italiana in ogni parte del mondo".

La lingua italiana nel mondo. "La diffusione della nostra lingua sta crescendo: abbiamo appena avviato un indagine (Italiano 2011) che metteremo a disposizione del Parlamento. Si tratta di un quadro completo di dove e quanto è insegnato l’italiano in ciascun Paese. Nell’ultimo anno abbiamo consolidato un numero ambizioso: 261 lettori di ruolo , 293 istituzioni scolastiche, corsi per adulti degli IIC e della Dante. Il numero degli studenti di italiano è vicino ai 280mila".

Corsi per italiani all’estero. "Ne organizziamo moltissimi, il bacino di utenza è molto grande. L’italiano è insegnato nelle scuole locali in molti Paesi e ci fa piacere che non sia considerato più la lingua degli emigrati ma una lingua di cultura. Nel 2010, 377mila studenti italiani all’estero hanno frequentato i corsi di lingua. 4700 i docenti. 229 gli enti gestori. La rete dei corsi per italiani all’estero è una realtà da preservare, ove ci fossero mai tentativi di tagli. Costano poco: il Mae spende 16,3 milioni di euro che non è una grande cifra, per altro molto ben spesa".

Settimana della lingua e cultura italiana nel mondo. "La prossima edizione sarà in autunno e lo slogan sarà "Buon compleanno Italia", per i 150 anni dell’Unità. Sarà un’occasione importante in cui tutti gli attori pubblici e privati operanti all’estero verranno messi in rete e invitati a partecipare. L’anno prossimo – ha annunciato infine Frattini – la Settimana sarà dedicata a "L’Italia dei territori e l’Italia del futuro". (m.c.\aise)