martedì 20 dicembre 2011

DIRETTORI DI CHIARA FAMA NEGLI IIC:

ROMA, Aise, martedì 20 Dicembre 2011 "Quali iniziative, anche normative, nelle opportune sedi di competenza il Governo intende assumere affinché gli
Istituti italiani di cultura non siano il ricettacolo di una blasonata quanto paludata parentopoli culturale ma possano
garantire ai cittadini criteri di competenza e professionalità nella scelta del personale?". Non usa giri di parole il senatore
Elio Lannutti (Idv) che, sulla scia di quanto denunciato dal quotidiano "Il fatto quotidiano", ha presentato una
interrogazione al Ministro degli Esteri Giulio Terzi per sapere come vengono nominati i direttori di chiara fama degli
Istituti Italiani di Cultura.
"Su un articolo pubblicato su "Il fatto quotidiano" l'11 dicembre 2011 – scrive il senatore nella premessa – si legge che la
legge n. 401 del 1990 permette nomine, da parte dei politici di turno, di dieci "personalità di chiara fama" in dieci tra le
più prestigiose capitali del mondo. Le nomine sono biennali, rinnovabili per una volta; vi si legge ancora: "nel sottobosco
di nomine per "chiara fama" agli Istituti italiani di cultura si trova di tutto ma soprattutto amici, ex coniugi e parenti dei
potenti. L'ex ministro Franco Frattini prima di lasciare il suo incarico ha messo a posto i propri collaboratori. Capolavoro
a Parigi, dove lo scranno da 15mila euro al mese passa dal fratello di Giuliano Ferrara (Giorgio) a Marina Valensise, già
giornalista del Foglio di Ferrara e corrispondente per Canale 5 da Parigi e (se non bastasse) anche sorella
dell'ambasciatore a Berlino Michele Valensise. Quello che scorre tra il ministero degli Affari Esteri e le 352 sedi
diplomatico-culturali all'estero è un fiume di denaro pubblico enorme, nel quale è difficile fare ordine e che ben si presta
a celare privilegi concessi dalla politica con meccanismi clientelari e designazioni parentali. In particolare gli Istituti
italiani di cultura (IIC) sono sempre stati il ricettacolo di una blasonata quanto paludata "parentopoli culturale". La
nomina per via politica dei direttori è alla luce del sole, legalizzata grazie alla legge 401 del 1990 (art. 14 comma 6) che
permette al potente di turno di collocare ben dieci "personalità di chiara fama" nelle dieci più prestigiose capitali del
pianeta. Le nomine sono biennali e rinnovabili per una volta. "La parentopoli è da lungo presente al ministero degli
Affari Esteri sia per soddisfare esigenze interne, non meno di quelle esterne, e ha assunto una rilevanza i cui effetti non si
sono esauriti, talora contrassegnati da decisioni bipartisan, un criterio che il ministro Frattini non ha mai rinnegato, non
senza dare notevoli opportunità al personale diplomatico di occupare, specie in Europa, posti di prestigio in ambito UE",
spiega un funzionario ministeriale dietro garanzia di anonimato. Sta per essere perfezionata quella all'Istituto di Bruxelles
di Federiga Bindi, che nulla ha a che fare con l'onorevole Rosy ma era collaboratrice diretta del ministro Frattini. A
Londra primeggia da tempo una "esperta" di visual art ed un direttore di chiara fama mondiale, tal Carlo Presenti
collocato nella capitale britannica a 16.500 euro al mese netti e del quale si ricorderanno le chiusure di biblioteche e di
aule per l'insegnamento dell'Italiano (ci fu un articolo dell'Espresso in proposito). L'esperta di arti visuali, Rossanna
Pittelli è la sorella dell'onorevole Giancarlo Pittelli (Pdl), indagato nell'inchiesta Poseidone da De Magistris, poi
prosciolto per essere riportato a giudizio a Salerno dove l'ex pm lo ha denunciato per presunti tentativi di sottrargli le
inchieste di Catanzaro. "Da queste parti è nota per le sue assenze dal posto di lavoro e per consulenze. Viaggia sui 10mila
euro al mese", dice la fonte diplomatica. A New York offre le sue prestazioni quale "esperta di questioni culturali" la exmoglie
dell'ex ministro Bondi, Gabriella Podestà, per la modica cifra di 15mila dollari al mese. Si parla invece molto
bene del direttore Riccardo Viale, anche se non sfugge il fatto che presieda la Fondazione Rosselli, che annovera tra i
soci fondatori e coordinatori fior di politici, tra i quali i due Giuliano, Amato e Urbani. E ancora la politica ha portato a
Mosca Angela Carpifave, amica personale dell'ex presidente del Consiglio Berlusconi. Un approdo non proprio felice
visto che a 8 mesi dall'insediamento (come raccontava Repubblica nell'ottobre 2004), gli intellettuali russi inviarono un
accorato appello allo stesso Berlusconi per la sostituzione a favore di un candidato capace di relazionarsi con il governo
locale. A breve scadranno le nomine per Tokyo e Pechino. Sono state inoltre registrate assegnazioni clientelari a
Zagabria, in Brasile , in Argentina, a Tokyo e Kyoto, alcune delle quali hanno dato luogo a conflitti con il personale di
ruolo, sfociati in ricorsi che hanno, temporaneamente, immobilizzato l'attività degli stessi Istituti e colpito l'immagine
dell'Italia, con ripercussioni sfavorevoli nei circoli culturali dei paesi di accoglimento interessati alla produzione letteraria
nazionale da destinare alle traduzioni linguistiche. Non sono mancate le ingerenze del ministero della Pubblica Istruzione
nel settore delle scuole italiane all'estero e la pretesa di funzionari di quel Gabinetto del ministro di chiedere la
destinazione all'estero di propri congiunti, come è avvenuto recentemente per Madrid, ove si è provveduto ad assegnare
una dirigente scolastica, senza possedere un'adeguata conoscenza dello spagnolo. "La signora si chiama Fechi ed è la
moglie di uno stretto collaboratore dell'ex ministro Gelmini Murano", racconta il funzionario. L'anomalia ha sollevato
riserve da parte delle autorità spagnole". Nell'articolo si legge anche di un'interrogazione parlamentare presentata per
sapere "come fosse possibile che venisse nominato in un istituto italiano all'estero qualcuno che non conosce neppure la
lingua del paese di destinazione. "La risposta [...] è stata a dir poco evasiva, ma la persona in questione è stata richiamata
ai ruoli metropolitani, non senza dare un segnale negativo alle stesse autorità e comportando oneri non trascurabili a
carico dell'erario nazionale"".
Alla fine di questa lunga premessa – che di fatto riporta l'intero testo dell'articolo – Lannutti chiede di sapere "se risulti
corrispondente al vero che, tra il Ministero in indirizzo e le oltre 350 sedi diplomatico-culturali ubicate all'estero, c'è un
sostanzioso flusso di denaro pubblico, molto caotico e poco controllabile, meccanismo perfetto per celare privilegi
politici, meccanismi clientelari e nomine di parenti; se risulti vero che i direttori degli Istituti italiani di cultura vengono
nominati sulla base di una serie di scambi di favori e amicizie, senza che i candidati abbiano particolari meriti, anche se
la legge n. 401 del 1990, art. 14, comma 6, parla esplicitamente di "persone di prestigio culturale ed elevata
competenza"" e, infine, "quali iniziative, anche normative, nelle opportune sedi di competenza il Governo intenda
assumere affinché gli Istituti italiani di cultura non siano il ricettacolo di una blasonata quanto paludata parentopoli culturale ma possano garantire ai cittadini criteri di competenza e professionalità nella scelta del personale". (aise)

lunedì 31 ottobre 2011

LA STRATEGIA CULTURALE E LINGUISTICA DELLA FARNESINA NELL’AUDIZIONE DEL MINISTRO LOMONACO (DGSP) ALLA CAMERA

ROMA\ aise\ 26 ottobre 2011 - L’approccio di sistema attuato dal Ministero degli Esteri per progettare e definire le "strategie culturali e linguistiche" per la promozione della lingua e cultura italiana all’estero.

Di questo ha parlato il Ministro Vincenza Lomonaco, Vice Direttore Generale del Mae per la promozione del Sistema Paese, Direttore Centrale per la promozione della cultura e della lingua italiana, nell’audizione svolta di fronte alle Commissioni Cultura e Affari Esteri della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla promozione della cultura e della lingua italiana all'estero.

Lomonaco, in particolare, ha ribadito "i vantaggi che un forte raccordo tra cultura e impresa può offrire non solo in termini di sostegno delle imprese all’azione di promozione culturale, ma anche di benefici che le imprese stesse possono trarre da tale interazione" e indicato i criteri ai quali l’Amministrazione degli Esteri si sta ispirando per "adeguare la rete della promozione Paese alle sfide imposte da una congiuntura mondiale sempre più complessa e da una offerta culturale sempre più concorrenziale in un panorama internazionale in cui l’Italia deve saper confermare i suoi primati secolari".

"Fare sistema" e "sinergia" le parole d’ordine alla nuova Direzione generale per la Promozione del Sistema Paese e, di riflesso, in tutta la rete che all’estero si occupa di promuovere e diffondere la lingua e cultura italiana. Rete che, come noto, comprende IIC, lettori, addetti scientifici, scuole, affiancati dai Comitati della Dante Alighieri e dagli Enti gestori. Organismi che non solo devono lavorare sinergicamente tra loro, ma anche con tutti gli altri "attori del sistema paese presenti all’estero".

Lomonaco ha ricordato che negli ultimi mesi è stato "rafforzato" il ruolo della Commissione Nazionale per la promozione della cultura italiana all’estero che "è stata trasformata in una "cabina di regia" che promuove, indirizza e coordina l’attività di tutti gli attori coinvolti nell’internazionalizzazione del sistema produttivo del Paese attraverso la promozione culturale".

Con gli altri ministeri, la Farnesina ha stipulato protocolli di intesa: in particolare, con il Mibac è stato attivato un tavolo di lavoro per la promozione del patrimonio, la valorizzazione del cinema e dei prodotti editoriali; mentre con il Miur lo stesso è stato fatto per la cooperazione interuniversitaria, scolastica e linguistica, scientifica.

Quanto alle Regioni, il Direttore Centrale ha citato la riattivazione del Tavolo tecnico di concertazione permanente sull’attività internazionale di Regioni e Province autonome, previsto dall’intesa Stato/Regioni del 2008. "Il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti territoriali – ha sottolineato – è un aspetto fondamentale per la promozione e diffusione delle loro enormi potenzialità culturali e turistiche e del ricco tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese che rappresentano il motore economico del nostro Paese. Gli Istituti di Cultura possono strategicamente rappresentare per le Regioni e per gli Enti territoriali una vetrina privilegiata, promuovendo all’estero la variegata realtà che esse presentano".

La DGSP, inoltre, "sta intensificando i rapporti con i Comuni di grandi città (Roma Capitale, Milano e Napoli, ad esempio) con Enti, Fondazioni, imprese culturali ed associazioni, attraverso convenzioni e intese finalizzate alla promozione e valorizzazione di eventi particolari (Expo Milano 2015, candidatura di Roma capitale alle olimpiadi del 2020) , ovvero partenariati per la sponsorizzazione e il finanziamento di iniziative, corsi di lingua, cattedre di italiano presso Università straniere".

Un "raccordo" che sta interessando anche specifici settori di azione: editoriale con la collaborazione attivata con l’AIE per la diffusione del libro italiano sul mercato internazionale; linguistico-culturale, con la Convenzione sottoscritta con la Dante Alighieri.

Sempre attenti alle risorse: "nell’attività di progettazione l’approccio di sistema – ha detto in proposito Lomonaco – si è sviluppato con l’obiettivo di evitare dispersioni di risorse, sovrapposizioni, programmazioni culturali frammentarie, episodiche e fondate su modelli "stereotipati". La Direzione Generale ha privilegiato, in aderenza alle Linee guida, l’organizzazione di iniziative in grado di trasmettere un’immagine coerente e globale del Paese e di rendere efficace il rapporto tra cultura/economia/scienza che, se opportunamente gestito, è in grado di innescare un effetto di “trascinamento” sul sistema, dall’aspetto più ovvio dei flussi turistici e del turismo culturale, alla propensione per il made in Italy in tutte le sue forme".

Il Direttore Centrale ha quindi citato l’esperienza degli "anni tematici", grande rassegne o temi conduttori, in grado di proporre una programmazione che "ponga l’accento sulle potenzialità e le eccellenze dell’Italia contemporanea".

Per il prossimo anno, il 2012, "i "contenitori" indicati dal Ministro "L’Italia dei territori" e "L’Italia del futuro", consentiranno di approfondire e dare continuità ad alcune tematiche trattate nel corso del 2011, per assicurare maggiore coerenza alla nostra proposta culturale all’estero".

Quanto alla promozione dell’italiano, anche qui la parola chiave è "fare sistema": "si sta cercando di diversificare l’offerta di corsi di lingua italiana da parte della rete, estendendola anche a settori specifici in grado di stimolare collaborazioni tra imprese ed operatori attivi in alcune aree specialistiche e di eccellenza: design, moda, restauro, oreficeria, pelletteria e così via". Lomonaco ha quindi annunciato che "nei prossimi mesi verrà divulgato il risultato di uno nuovo studio sullo stato della lingua italiana, fortemente voluto dal Ministro Frattini, l’indagine "Italiano 2010": senza anticipare i contenuti dell’inchiesta, si può affermare che, anche a distanza di 10 anni, l’Italia continua ad "attirare" e, di conseguenza, "attira" la sua lingua".

I dati forniti dal Direttore Centrale rivelano che sono 293 le istituzioni scolastiche nei vari livelli tra scuole statali, scuole paritarie, non paritarie, sezioni italiane nelle scuole straniere, internazionali e scuole europee che insegnano l’italiano all’estero; mentre nelle Università ci sono 261 Lettori di ruolo e 168 lettori locali presso dipartimenti di italianistica. A questi si aggiungono i corsi per adulti degli IIC.

In totale sono 138.000 gli studenti coinvolti: circa 73.000 nei corsi organizzati dagli IIC; circa 44.000 nei corsi tenuti dai lettori di ruolo; circa 16.000 nei corsi tenuti dai lettori locali.

Circa 31.000 studenti, di cui il 76% stranieri, frequentano le nostre istituzioni scolastiche all’estero; oltre 116.000 sono gli studenti che seguono i corsi di italiano organizzati dai Comitati della Dante Alighieri; 377.000 quelli che frequentano i corsi organizzati dalla DGIT attraverso gli Enti gestori ai sensi della legge 153/71.

"Il tutto – ha riassunto Lomonaco – per un totale circa 500.000 utenti che si avvicinano allo studio dell’italiano per motivazioni diverse: dall’amore per la cultura classica, le arti, la musica, all’attrattiva delle bellezze paesaggistiche e del turismo; a motivazioni di studio e di lavoro".

Il ricordata l’intenzione del Ministro di avviare uno studio sull’ipotesi di individuare un sistema unico di certificazione dell’italiano come lingua straniera, Lomonaco ha sottolineato che "l’obiettivo è di rafforzare la riconoscibilità del "marchio" e la certezza della spendibilità del titolo, anche per venire incontro all’esigenza di qualificazione da parte dei tanti giovani che hanno scelto di studiare l’italiano per entrare nel mercato del lavoro. Un assetto qualitativo unitario della certificazione è altresì funzionale allo sviluppo delle imprese italiane collegate alla promozione linguistica, soprattutto nel campo dell’editoria e delle tecnologie per l’apprendimento".

Lomonaco si è quindi soffermata sul raccordo cultura e impresa, sottolineando che "la promozione del nostro patrimonio, delle nostre espressioni artistiche nonché della lingua italiana si sta confermando un ausilio efficace per l’internazionalizzazione delle attività economiche in una prospettiva di espansione del sistema Paese". Dal finanziamento degli eventi da parte delle imprese alle borse di studio molte le imprese che hanno compreso come "la forte attrazione esercitata all’estero dalla tradizione culturale e linguistica italiana sia in grado inoltre di far presa sull’assetto produttivo locale".

Obiettivo della DGSP quello di "sostenere e far conoscere sul mercato internazionale, proprio "sfruttando" la percezione positiva del Marchio- Italia, non solo i settori più noti e tradizionali del Made in Italy (moda, abbigliamento, calzature, oreficeria, enogastronomia, arredo, oggetti di lusso, design industriale, prodotti per lo sport ), ma anche altri settori di eccellenza della nostra realtà produttiva: dai prodotti delle industrie culturali, tra le quali ricordo il restauro, punta di “eccellenza” riconosciuta a livello mondiale, alle macchine utensili, alle tecnologie, alle infrastrutture e ai prodotti delle nanotecnologie".

Senza dimenticare che "il rapporto tra cultura/impresa/scienza può aprire importanti prospettive anche in termini di politiche a favore dei giovani. Con i nostri borsisti, ricercatori e scienziati italiani all’estero stiamo ulteriormente rafforzando i meccanismi di contatto e creare una “rete” di eccellenze per condividere esperienze e consolidare sinergie nei rispettivi ambiti di competenza". Lomonaco ha portato ad esempio il programma "Invest your talent in Italy" che "sta dando ottimi risultati".

"Preziosa" anche la cooperazione interuniversitaria: "oltre 1000 studenti e ricercatori provenienti da oltre 100 paesi beneficiano di borse di studio destinate ad ambiti scientifico-umanistico e/o all’apprendimento della lingua. Presso le nostre Università vi sono inoltre diverse migliaia di studenti con borse dei propri paesi o a spese proprie soprattutto dalle aree emergenti. I cinesi, ad esempio, sono passati dai 400 del 2005 a oltre 5000 nel corrente anno accademico".

"Strategica" anche la "attenta politica di cooperazione scientifica attuata dalla rete diplomatica, dagli Addetti scientifici e dagli Istituti di Cultura, con l’obiettivo di incidere in termini di crescita e di competitività sul nostro sistema di ricerca e di innovazione tecnologica, favorendo ricadute positive anche nel settore industriale".

Sul piano operativo, la Direzione Generale si propone di "promuovere il sistema scientifico e tecnologico italiano attraverso un ruolo più incisivo degli addetti scientifici e realizzare iniziative promozionali in materia di scienza e tecnologia" e "valorizzare gli Accordi e protocolli scientifici e culturali per consolidare sul piano bilaterale collaborazioni culturali e scientifiche di eccellenza".

"Strumento di punta" della rete culturale all’estero sono gli IIC: organismi che oggi hanno "qualche problema di "sostenibilità" e risentono di una distribuzione geografica non sempre coerente con le evoluzioni in atto nel mondo della politica e dell’economia". Per questo la Farnesina sta pensando di "rimodulare l’assetto degli Istituti finalizzato a risolvere un’equazione cruciale: coniugare una progressiva scarsità di risorse con un’esigenza di rilancio selettivo della nostra presenza culturale, soprattutto nelle aree emergenti con forte crescita economica, conseguenti trasformazioni sociali e nei livelli dei consumi e, quindi, aree a crescente potenziale di domanda per le produzioni italiane di qualità".

Per questo, "se in alcune aree "possiamo" anche non essere direttamente presenti, in altre, a fronte di nostri interessi concreti, "abbiamo" il dovere di esserci. In altre parole, l’efficacia della proiezione complessiva del Sistema Paese dipende anche da un nuovo assetto che attribuisca la rilevanza dovuta all’attività culturale, oltre che nelle aree di tradizionale e persistente interesse, anche in quelle emergenti o di rilevante interesse politico ed economico (Cina, India ed altri Paesi asiatici, Medio Oriente, area caucasica)". La Farnesina ha quindi "tracciato un percorso strategico che si fonda su due pilastri: ottimizzazione delle risorse esistenti e individuazione di interventi di “affiancamento” per garantire comunque la funzionalità delle politiche culturali a fronte di risorse decrescenti".

Strategia, ha spiegato Lomonaco, che passa, sul piano della razionalizzazione, attraverso la promozione culturale finalizzata alle diverse aree geografiche (riunioni d’area; funzioni di coordinamento degli IIC; coinvolgimento proattivo di tutti gli attori del Sistema Italia); il rafforzamento della presenza culturale nel paese attraverso la creazione, a cura degli IIC, di propri uffici “distaccati” per meglio cogliere le diverse opportunità locali e venire incontro a specifiche esigenze del Sistema Italia; la ridefinizione della nostra presenza, all’interno delle diverse aree, mediante interventi di razionalizzazione su rete dei lettorati, addetti scientifici, contributi erogati per Dipartimenti di italianistica, missioni archeologiche e borse di studio; la crescente interazione con le Scuole italiane all’estero e la ridefinizione della collaborazione con la Società Dante Alighieri e con i suoi Comitati anche al fine di sopperire, in alcuni casi, alla assenza di Istituti di Cultura (Paesi area balcanica e Caucasica: Bosnia, Erzegovina Armenia, Georgia, Azerbaijan).

Sul piano delle "entrate", la strategia del Mae illustrata da Lomonaco prevede politiche specifiche per i corsi di lingua (linee guida alla rete; didattica; eventuali proposte normative); diffusione di best practices e prevenzione dei contenziosi; ulteriore rafforzamento, anche sul piano logistico, delle collaborazioni con altri enti del sistema Italia (ENIT, ex ICE, operatori del settore economico); corsi di lingua curati dalle Rappresentanze diplomatico consolari in quelle sedi in cui non operano IIC; condivisione, ove possibile, di strutture comuni con altri IIC di Paesi europei e organizzazione di eventi congiunti; apertura dei Comitati di Collaborazione Culturale alla partecipazione di istituzioni pubbliche o private dei Paesi ospitanti.

"In sostanza – ha osservato il Direttore Centrale – la rete degli IIC si sta evolvendo verso un modello di Rete Promozione Paese, in cui la componente culturale è lo strumento fondamentale".

Sul fronte scolastico, i numeri sono questi: "all’estero operano 293 istituzioni scolastiche con riferimento ai vari livelli di insegnamento articolate in 22 scuole statali, 133 paritarie, 27 non paritarie, 77 sezioni italiane presso scuole straniere, 34 sezioni italiane presso le Scuole Europee. Su tale rete operano 1053 docenti di ruolo provenienti dall’Italia".

"I costi di tale sistema sono notevoli", ha ricordato Lomonaco. "Per questo abbiamo avviato con il MIUR una riflessione per renderlo sostenibile tenendo presente la necessità di preservarne il livello di eccellenza e di competitività con le altre scuole straniere presenti nei Paesi ospitanti". Col Miur, dunque, la Farnesina intende "avviare un’attenta riflessione sul futuro della rete scolastica all’estero, con l’obiettivo di un percorso che possa consentirne, mediante una equilibrata revisione dei meccanismi di gestione, una sua valorizzazione e, a medio - lungo termine, una progressiva trasformazione verso un modello bilingue, ove possibile. Un percorso che, oltre alla valorizzazione delle scuole statali di eccellenza (quali Madrid, Barcellona, Parigi, Zurigo ed Addis Abeba), assicuri il potenziamento di modelli di inserimento dell’italiano e di altre materie curricolari nei programmi scolastici delle scuole straniere".

Concludendo, Lomonaco ha ribadito che "se è vero che le risorse pubbliche sono sempre più limitate è anche vero che tale situazione può innescare processi virtuosi che possono essere colti grazie ad un impegno comune per migliorare l’impiego delle risorse disponibili. Questo attraverso quella “rivoluzione culturale” di cui avevo fatto cenno in apertura e che solo può scaturire da strategie mirate e dal gioco di squadra. La cultura – ha concluso – è patrimonio di tutti e punto di forza del nostro Paese nel mondo". (aise)

giovedì 28 luglio 2011

LINGUA E CULTURA: PARLANO I DIRETTORI DEGLI IIC

ROMA\ aise\20 luglio 2011 - Un’azione coordinata, una programmazione di lungo respiro, un’offerta culturale diversificata, corsi di lingua standard e un’unica certificazione, personale qualificato. Questo, in estrema sintesi, aiuterebbe il lavoro che gli 89 Istituti Italiani di Cultura svolgono all’estero per promuovere la lingua e cultura italiana. Oltre alle risorse, ovviamente: tema, questo, su cui i direttori che oggi hanno partecipato all’audizione di fronte alle Commissioni Esteri e Cultura della Camera hanno mostrato di avere una certa rassegnazione.


L’audizione fa seguito a quella del Ministro Frattini resa il 6 luglio scorso, sempre nell’ambito dell'indagine conoscitiva su "Promozione della cultura e della lingua italiana all’estero".

Per l’occasione sono giunti a Roma Melita Palestini (Atene), Salvatore Schirmo (Barcellona), Rossana Rummo (Parigi) e Giuseppe Di Lella, già direttore a Madrid. Salutati dalla presidente Aprea (Cultura) e dal vicepresidente Narducci (Esteri), i direttori hanno svolto le loro riflessioni, partendo ovviamente dall’esperienza personale nei diversi Paesi in cui operano o hanno operato.

Melita Palestini, negli IIC da 20 anni ora ad Atene, ha richiamato le parole del Ministro e la strategia del "fare sistema" per sostenere che "tutti noi già lo facciamo". Così come nessuno, ha aggiunto, "con la crisi che corre si aspetta un aumento del finanziamento dal Mae".

La grande risorsa cui guardare, per Palestini, è invece rappresentata dalle regioni. "A volte arrivano nei Paesi esteri e non hanno punti di riferimento, quando le delegazioni regionali hanno grandi potenzialità e risorse. Alcune sanno che ci sono gli IIC e si rivolgono a noi che siamo inseriti nella struttura sociale del paese che ci ospita". Altre invece no.

"Gli IIC sono 89 vetrine nel mondo: le regioni – ha aggiunto la direttrice - hanno potenzialità culturali, turistiche, hanno università locali da promuovere, piccole e medie imprese. Certo, non tocca a noi coordinare l’azione politica all’estero, quello è il compito della Farnesina. Ma potremmo rappresentare per le regioni un punto di proiezione, una vetrina. Saremmo dei collaboratori in grado di dare spazio e visibilità all’Italia "minore", non per importanza, ma perché poco conosciuta". Poco sfruttate, invece, le collaborazioni con le università e i loro professori che potrebbero illustrare "il progresso dell’Italia".

Direttore a Barcellona, Salvatore Schirmo ha ricordato che l’ultima volta che il Parlamento ha sentito gli IIC risaliva al 2004. "Saprete che gli istituti sono regolati dalle Legge 401; allora era ministro De Michelis. La legge fu attuata da Spinetti, ora ambasciatore in pensione, e da Lo Monaco, ora alla Direzione Generale del Mae (Sistema Paese)". La legge, ha aggiunto, "ha un impianto che regge ancora" e dal 90 in poi "ha garantito una nostra presenza sul territorio, importante, non virtuale. Perché il nostro è un lavoro di relazioni, tessute giorno per giorno". Per questo, per Schirmo, l’idea degli "Hub" o degli istituti-modello in poche città, a coordinare le altre presenze dislocate sul territorio pone qualche perplessità perché "non può mancare la presenza sul territorio". certo, l’informatica annulla le distanze, ma nulla può più del vedersi e parlarsi vis a vis, "se no si potrebbe fare tutto da Roma".

Certo, "occorre attualizzare la figura e l’azione degli IIC" in modo tale da "confermare il loro ruolo di perno su cui far ruotare la promozione culturale e linguistica". Con risorse adeguate. Da tempo, gli IIC si confrontano con quelle messe in campo dai "colleghi" stranieri: "a Barcellona i francesi stanno in palazzo di sette piani, che io chiamo Ministero. Hanno pure il coordinatore per la lingua business oriented. Per noi competere è difficile. Lo facciamo, ma è difficile". Quello che complica il lavoro è che gli IIC "operano con risorse incerte: la dotazione ministeriale fino a due tre anni fa ci garantiva uno zoccolo duro su cui operare, cui si aggiungevano gli introiti dei corsi, che sono variabili. Ora è incerta pure la dotazione del Mae, dunque le nostre programmazioni sono necessariamente di corto respiro per rispettare sacra legge della copertura della spesa. Non mi scrivo nella lista di chi vuole i fondi ministeriali, per carità, ma anche per chiedere sponsor ci vogliono eventi di grande respiro. Se non lo sono, e coi tempi che corrono, come facciamo a chiedere una sponsorizzazione alle imprese?".

Per dare la misura della situazione, Schirmo ha spiegato che Barcellona si autofinanzia per l’87% e che i soldi del Mae bastano per due mesi. "Praticamente se ci tolgono il contributo ministeriale nulla ci differenzierebbe da una Spa!".

Già direttore a Madrid, curatore di una mostra su Galileo che ha stregato la Spagna (e che la presidente Aprea voleva tanto vedere anche in Italia, al Parlamento, ma "purtroppo non ci sono i soldi") Giuseppe Di Lella ha posto l’accento sul patrimonio immobiliare degli IIC e sulle collaborazioni con le Fondazioni Bancarie.

"La sede di Madrid – ha detto – è ricca dal punto di vista patrimoniale ma povera di finanziamento. La sede dell’IIC vale 100 milioni di euro e costa uno sproposito di manutenzione. Il teatro, che usiamo per la maggior parte degli eventi interni, l’ha ristrutturato Missoni", ha aggiunto Di Lella secondo cui sarebbe meglio vendere e pagare un affitto.

"A Madrid siamo arrivati a 1 milione e 200mila euro sponsor all’anno", ha aggiunto, spiegando il ruolo importante delle Fondazioni Bancarie che in Spagna destinano una percentuale degli incassi non all’acquisto di opere d’arte per incrementare il loro patrimonio, ma alla promozione di eventi culturali. Che, però, devono essere di un certo peso: "è più difficile avere 30mila euro che 300mila: le Fondazioni vogliono i grandi eventi, che hanno un ritorno significativo per lo sponsor".

Un'altra questione aperta, per Di Lella è la mancanza di programmazione e il frequente turn over di direttori e addetti che arrivano da Roma "che tra l’altro costano molto. Meglio puntare sulla qualità del personale locale, che alla fine sono quelli rimangono, il filo rosso che unisce le varie direzioni".

Sta per lasciare Parigi dopo quattro anni Rossana Rummo, un’esperienza "impegnativa, ma importante" da cui ha desunto alcuni punti su cui intervenire: "gli IIC devono agire al di là della comunità italiana presente sul territorio, ma proiettare la loro offerta ai "locali". In passato gli IIC erano club di italiani all’estero, che sono importanti e fondamentali, ma lo scopo degli istituti è promuovere l’internazionalizzazione verso una cultura che non è la nostra". Al secondo punto, Rummo inserisce l’offerta culturale diversificata: "gli Istituti dovrebbero proporre, in base alle esigenze del territorio, un panorama della cultura italiana ampio e qualificato", avendo cura di inserire "accanto alla promozione dei grandi nomi, anche quelli dei nostri giovani talenti emergenti".

Sul fronte-lingua, Rummo ha spiegato che gli IIC "traggono profitto dai corsi, che possono essere affidati a strutture esterne o essere gestiti direttamente da noi, attraverso il reclutamento degli insegnati con concorso pubblico. Parigi recluta direttamente e gestisce internamente, ma quando sono arrivata le stanze destinate alle lezioni non erano degne di noi: come ci presentiamo – ha ricordato Rummo passando al quarto punto – è fondamentale: servono le infrastrutture tecnologiche, di offerte e di servizi che un paese civile europeo come l’Italia deve dare".

L’Italia, per Rummo, dovrebbe anche impegnarsi sulla certificazione: "in Italia se ne occupano 4 enti: ogni anno dobbiamo far venire gli insegnati nelle due università che se ne occupano e spendiamo soldi risparmiabili. Che si faccia una certificazione unica, che sia data anche ai corsi degli IIC, anche perchè all’estero ci sono molti enti privati che fanno corsi e che raccolgono molto pubblico, giocando anche sulle assonanze del loro nome (come "centro culturale italiano" - ndr)". D’accordo con Frattini che per le scuole italiane all’estero la scelta non potrà che essere il bilinguismo, Rummo ha spiegato ai parlamentari che sarebbe di aiuto per trovare sponsor anche la defiscalizzazione delle loro donazioni, come accade in Francia dove viene applicato un bel -64%.

I numeri di Parigi riferiscono di un contributo Mae di 360mila euro; le sponsorizzazioni sono passate dal 5% del 2008 al 13% di oggi "ma con grandi sforzi".

Anche Rummo, come Di Lella, ha parlato del personale locale: "da Roma arrivano addetti con buona volontà, ma scarsa capacità di organizzazione culturale e sulla comunicazione. Parlo di una formazione non in teoria, ma pratica: servono persone già impiegate, sappiano fare un piano di comunicazione, un piano stampa, organizzare mostre. Serve formazione e riqualificazione soprattutto per il personale a contratto locale che non ha nessun incentivo: loro rimarranno nella sede, ma hanno la carriera bloccata e non qualificata. Bisogna rivedere questo aspetto per incentivarli, non solo economicamente, ma soprattutto professionalmente".

Quanto alla razionalizzazione, Rummo ha detto che "la Francia ha chiuso molte più sedi delle nostre. D’altra parte è una tendenza che ci accomuna tutti. Ma a livello nazionale l’intervento di tutti soggetti coinvolti - Mae Mibac e Regioni - richiede un intervento più sostanziale". (ma.cip.\aise)

mercoledì 6 luglio 2011

LINGUA E CULTURA/ FRATTINI ALLA CAMERA: RIVEDERE L’ASSETTO DEGLI IIC SUL TERRITORIO/ POLI E HUB CULTURALI IN OGNI PAESE

ROMA\ aise\ 6 luglio 2011- L’Italia è consapevole di avere un patrimonio tra le mani, ma anche di dover cambiare strategia per farlo fruttare. È quanto emerge dall’intervento del Ministro degli Esteri Franco Frattini che oggi è intervenuto alla Camera di fronte alle Commissione Esteri e Cultura che hanno finalmente avviato l’indagine conoscitiva sulla promozione della lingua e cultura italiana all’estero, deliberata l’8 febbraio scorso.



Un’indagine che avrebbe dovuto concludersi il 31 luglio e che, come annunciato dal presidente della III Commissione Stefani, verrà senz’altro prorogata.

Nel suo intervento, Frattini ha ribadito l’importanza della promozione culturale come strumento di politica estera, riassunto i punti prioritari contenuti in un documento diramato a tutta la rete diplomatico-culturale all’estero, citato esempi "virtuosi" di diffusione della lingua e i risultati conseguiti negli ultimi anni, gli accordi di collaborazione con gli altri Ministeri e con le università.

Parola d’ordine, anche qui, è fare sistema.

"La cultura è biglietto da visita straordinario per l’Italia nel mondo", ha esordito il Ministro. "Anche per questo ho voluto mantenere sotto la mia diretta responsabilità l’attività di promozione culturale che non rappresenta solo la valorizzazione dell’eredità ricevuta dal passato, ma anche l’espressione delle potenzialità del nostro Paese". Cultura, insomma, come "concetto dinamico, creatività e potenzialità del Sistema Paese e delle sue componenti: industriali, enti locali e tradizioni, università e ricerca", ma anche come "strumento di politica estera perché apre opportunità di dialogo politico tra Governi e popoli", come, ad esempio, "l’Italia fa nel Mediterraneo".

Porprio perché la "cultura deve essere vista in un approccio di sistema", Frattini ha ricordato di aver "promosso e richiesto che, nell’ambito della prima fase della riforma del Mae, ci fosse una rivisitazione e un potenziamento sistematico dei nostri strumenti: la rete degli IIC, i lettorati di italiano, e poi scuole e addetti scientifici".

"I nostri obiettivi – ha spiegato – sono contenuti in documento programmatico che contiene le linee guida per la promozione linguistica e culturale approvato all’unanimità dalla Commissione Nazionale per la promozione culturale e diramato alla rete Mae all’estero".

Sette i punti del documento, sintetizzati dal Ministro: capire come in ogni area del mondo la proiezione culturale può aiutare a consolidare gli obiettivi di politica estera; attuare una visione di insieme tra il sistema culturale e il processo di internazionalizzazione delle imprese; incoraggiare i parternariati tra pubblico e privato per eventi e attività; promuovere iniziative visibili e continuative e non eventi episodici o salutari; avere una "visione manageriale" nella promozione della nostra cultura; lavorare sulla comunicazione per migliorare l’immagine e la percezione del nostro Paese; rafforzare gli strumenti per attirare studenti stranieri in Italia, lavorando sul potenziamento delle borse di studio.

Su questo ultimo punto, Frattini ha ammesso che "per ragioni di bilancio facciamo molto meno di quanto vorremmo. Abbiamo, però, registrato l’interesse delle grandi imprese italiane a cofinanziare borse di studio per master post universitari".

Frattini ha quindi citato il caso cinese (dove sono state moltiplicate le borse di studio per venire in Italia), quello statunitense (dove l’italiano è tra le prime quattro lingue straniere studiate) e Israele (paese in cui negli esami della licenza media-superiore di quest’anno ci sarà quello di italiano).

Quanto alla collaborazione scientifica e tecnologica, che compone lato sensu l’offerta culturale, Frattini ha detto che "saranno potenziati gli addetti scientifici nelle Ambasciate" perché "dobbiamo essere conosciuti meglio per l’alta tecnologia e la ricerca". In particolare, il Mae sta aiutando il Polo di Trieste a internazionalizzarsi ancora di più affinché "diventi polo di attrazione per scienziati di tutto il mondo".

Come Ministero, ha aggiunto,"lavoriamo ai protocolli di accordo, ma lo possiamo fare solo riconoscendo alla rete – ambasciate, consolati, IIC, scuole, lettorati e addetti – il ruolo di garanti dell’attuazione delle linee guida a livello territoriale di ciascun Paese".

Gli Istituti Italiani di Cultura. "Sono i punti di forza della rete: ne abbiamo 89 che operano in 60 Paesi. Oggettivamente – ha ammesso Frattini – la rete soffre di carenze strutturali gravi. La distribuzione sul territorio non corrisponde più al mondo della legge 401/90. È chiaro che il loro assetto deve rinnovarsi alla luce del cambiamento geo-strategico nel mondo". Per questo, ha aggiunto, "l’anno scorso ho nominato un addetto culturale ad Abu Dhabi, competente anche per Kwait e Qatar". Per questo "non è pensabile non avere un IIc ad Hong Kong o essere presenti in India solo a New Delhi. Presto lo saremo anche a Mumbai e in Vietnam, Paese che per l’interesse economico nazionale sta assumendo grande importanza".

Nuove aperture anche in Medio Oriente: "ci sarà un IIC in Giordania, per le tradizione e i legami storici con quel Paese, ma anche nei Territori Palestinesi. Se sosteniamo la costituzione di uno Stato Palestinese, cominciamo col promuovere la nostra cultura in un territorio segnato dalla presenza di luoghi santi per la cristianità". E nel Maghreb: "fino all’anno scorso non c’era una presenza adeguata, ma solo IIC gestiti burocraticamente. Ora l’Istituto di Tunisi, affidato per chiara fama, ha un ruolo di hub culturale per tutto il Nord Africa e già sta producendo risultati importanti".

Nel resto del mondo, soprattutto nei Paesi di emigrazione, gli IIC non saranno depotenziati ma trasformati in "veri e propri poli culturali". Dunque, "in Germania o in Francia non è che chiuderemo tutti gli IIC tranne Berlino; al contrario, Berlino sarà un centro e polo culturale che irradierà i centri minori che, è chiaro, non potranno avere la dimensione, la forza e l’autonomia di un IIC. Idem negli Usa: rafforziamo New York e Los Angeles, creiamo una struttura forte a Washington, dando a queste sedi la capacità di irradiarsi nel Paese".

I nuovi Poli dovranno necessariamente "interagire con gli altri attori della promozione del Sistema Paese, cioè le camere di commercio e l’Enit e i futuri uffici commerciali all’estero che saranno creati nelle ambasciate al posto dell’Ice. Evitiamo duplicazioni".

Scuole italiane all’estero. "Si tratta di un grande patrimonio che, anche attraverso una riflessione con il Ministro Gelmini, intendiamo potenziare, con la revisione dei meccanismi di gestione, dove oggettivamente qualche punto debole c’è. La Scuole devono trasformarsi in modello bilingue: accanto all’italiano si studia nella lingua madre del paese. È un obiettivo ambizioso, ma abbiamo i nostri modelli di eccellenza: Madrid, Barcellona, Parigi, Zurigo, Addis Abeba. Inoltre, puntiamo a inserire l’italiano e altre materie curriculari nei programmi scolastici delle scuole straniere".

Frattini ha quindi rivendicato la sua scelta di "potenziare con convinzione il ruolo della Commissione Naizonale per la promozione della cult italiana all’estero, organo consultivo importante, che ha ottenuto il peso e la dignità che merita. Ho riattivato al suo interno i gruppi di lavoro che potranno seguire settore per settore la programmazione dell’offerta e dare pareri per la programmazione annuale".

Accordi interministeriali. "Con Mibac e Miur abbiamo siglato protocolli di intesa e attivato gruppi di lavoro; con la Farnesina lavorano alla promozione del nostro patrimonio culturale, alla valorizzazione del cinema e dei prodotti editoriali, penso alle Fiere del libro. Con il Miur, in particolare, c’è la collaborazione interuniversitaria e scientifica, oltre che scolastica per internazionalizzare meglio il nostro sistema universitario. Abbiamo atenei di eccellenza e vogliamo renderli meglio noti e competitivi nel mercato della conoscenza. Siamo molto soddisfatti del risultato-2010: hanno studiato in Italia studenti proveniente da più di 100 Paesi". Maggiori presenze da Cina, Africa, Federazione Russa e Usa.

Tra i protocolli recenti quello col Ministero del Turismo per "usare" la cultura per attirare turisti in Italia.

Tra gli obiettivi del Mae anche quello di "stimolare regioni ed enti locali, perché la promozione culturale non è omologazione; l’Italia è ricca per le sue diversità che le regioni possono rappresentare. L’accordo con regioni e singoli contatti sta portando dei primi risultati importanti".

Dante Alighieri. "Vogliamo rafforzare la collaborazione con la Dante Alighieri", ha detto Frattini. "È un’istituzione importante con cui abbiamo una convenzione per rafforzare collaborazione linguistica e culturale. La Dante ha un valore aggiunto: può supplire nelle aree dove non c’è un IIC; con una convenzione, la Dante diventa parte della nostra rete".

Ricerca scientifica. "Una rete mondiale di scienziati, borsiti, ricercatori è ciò che cerchiamo di consolidare", ha proseguito il Ministro. "Non si tratta solo di cervelli da far rientrare, ma di una rete di ambasciatori della scienza e della ricerca italiana in ogni parte del mondo".

La lingua italiana nel mondo. "La diffusione della nostra lingua sta crescendo: abbiamo appena avviato un indagine (Italiano 2011) che metteremo a disposizione del Parlamento. Si tratta di un quadro completo di dove e quanto è insegnato l’italiano in ciascun Paese. Nell’ultimo anno abbiamo consolidato un numero ambizioso: 261 lettori di ruolo , 293 istituzioni scolastiche, corsi per adulti degli IIC e della Dante. Il numero degli studenti di italiano è vicino ai 280mila".

Corsi per italiani all’estero. "Ne organizziamo moltissimi, il bacino di utenza è molto grande. L’italiano è insegnato nelle scuole locali in molti Paesi e ci fa piacere che non sia considerato più la lingua degli emigrati ma una lingua di cultura. Nel 2010, 377mila studenti italiani all’estero hanno frequentato i corsi di lingua. 4700 i docenti. 229 gli enti gestori. La rete dei corsi per italiani all’estero è una realtà da preservare, ove ci fossero mai tentativi di tagli. Costano poco: il Mae spende 16,3 milioni di euro che non è una grande cifra, per altro molto ben spesa".

Settimana della lingua e cultura italiana nel mondo. "La prossima edizione sarà in autunno e lo slogan sarà "Buon compleanno Italia", per i 150 anni dell’Unità. Sarà un’occasione importante in cui tutti gli attori pubblici e privati operanti all’estero verranno messi in rete e invitati a partecipare. L’anno prossimo – ha annunciato infine Frattini – la Settimana sarà dedicata a "L’Italia dei territori e l’Italia del futuro". (m.c.\aise)