martedì 27 luglio 2010

LA CONFSAL UNSA ESTERI NON FIRMA IL CONTRATTO INTEGRATIVO PER IL PERSONALE DI RUOLO DEL MAE

ROMA\ aise\ 26 luglio 2010 - Lo scorso 16 luglio è stato sottoscritto il Contratto Integrativo per il personale di ruolo del Ministero degli Esteri. La CONFSAL UNSA Esteri ha deciso di non sottoscrivere il Contratto Integrativo perché, spiega, non sono state trovate soluzioni "eque ed adeguate per tutto il personale" sotto diversi aspetti che oggi il sindacato elenca uno per uno.
Dal punto di vista degli sviluppi economici all’interno dell’Area, spiega il Coordinamento esteri del sindacato, "ai sensi del nuovo Contratto Integrativo i passaggi economici verranno determinati sulla base di una graduatoria che dovrà tenere conto, come previsto dal CCNL 2007, di tre fattori: esperienza professionale, titoli di studio e percorso formativo (a distanza) con verifica finale. I candidati, ivi compresi i colleghi in servizio all’estero, potranno concorrere alla formazione di una graduatoria che, sulla base dei fondi FUA stanziati per tali passaggi, con conseguente taglio del FUA destinato ai colleghi in servizio presso la Sede centrale, consentirà solo a circa il 40% del personale di accedere alla Fascia economica superiore! Inoltre, i punteggi fissati nel Contratto Integrativo penalizzeranno, a nostro parere, tutti coloro che hanno un’esperienza pregressa maturata – nello stesso profilo – durante il servizio a contratto o in posizione di comando o fuori ruolo presso il MAE. In virtù del fatto che i predetti passaggi sono meri scatti economici e non riqualificazioni ad un profilo superiore, non si ritiene giustificabile l’applicazione di punteggi differenziati (esattamente la metà per ogni anno di servizio!) per la medesima esperienza professionale acquisita all’interno della stessa Amministrazione".
Per quanto concerne l’aspetto attinente alla conoscenza delle lingue – presupposto fondamentale per l’attività del Ministero degli Affari Esteri – "saranno utili, ai fini del punteggio, unicamente quelle lingue per le quali l’interessato è in possesso di titolo di frequenza conseguito negli ultimi otto anni presso l’ISDI o presso altri Istituti riconosciuti. I titoli conseguiti precedentemente (ivi inclusi, ad esempio, titoli quali laurea in lingue, attestazioni internazionali di specializzazione o certificazioni riconosciute in tutto il mondo), oppure le conoscenze acquisite in maniera individuale durante i periodi di permanenza all’estero, nonché addirittura il bilinguismo, non godranno di alcun riconoscimento da parte dell’Amministrazione", stigmatizzano dal sindacato. "Peraltro, le lingue ammesse ai fini della graduatoria sono state limitate a 9 (inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco, arabo, russo, cinese e giapponese). In alternativa al titolo conseguito negli ultimi otto anni, l’Amministrazione offrirà la possibilità di sottoporsi a un test, ma solo nelle lingue inglese e francese! Abbiamo sempre sostenuto l’importanza della valorizzazione della professionalità acquisita dai singoli dipendenti nel corso della loro vita professionale. Le determinazioni assunte in ambito di Contratto Integrativo portano, al contrario, ad uno svilimento delle conoscenze, ad un appiattimento dell’esperienza professionale dei dipendenti del Ministero degli Affari Esteri e risultano difformi dai dettati contenuti nel CCNL 2007 volti alla valorizzazione dell’apporto individuale".
Altra nota critica riguarda l’orario di lavoro all’estero: "contrariamente all’Accordo sull’Orario di lavoro presso la Sede romana rimasto sostanzialmente invariato, come richiesto anche da questa sindacato – spiegano dalla Confsal Unsa – l’Accordo Quadro sull’Orario all’Estero ha subìto, al contrario, un netto peggioramento rispetto a quello precedente. Infatti, oltre all’introduzione della pausa pranzo obbligatoria, che estenderà la durata dell’orario di lavoro quotidiano per i soli dipendenti all’estero, discriminando così un’alta percentuale dei dipendenti del MAE -, sono state riviste le modalità di reperibilità – d’ora in poi estesa anche alle ore notturne! - ed il conseguente recupero, che è stato notevolmente limitato rispetto al precedente Accordo. Ai "tavoli" il nostro Sindacato si è opposto fermamente al trattamento diversificato previsto dal nuovo Contratto in tema di pausa per il personale in servizio presso le Sedi estere, poiché non ne comprende affatto la ratio. Inoltre, in considerazione della diminuzione costante di personale presso le sedi all’Estero, già gravemente compromesse sotto l’aspetto degli organici, prevediamo criticità nel funzionamento delle stesse, nonché il rischio che il diritto al recupero psico-fisico del personale venga seriamente compromesso soprattutto nelle piccole strutture".
Per il sindacato, poi, "un ulteriore aspetto fortemente penalizzante è costituito dall’esclusione del personale a contratto a legge locale dai destinatari dell’Accordo sull’articolazione dell’Orario di Lavoro, che, ancora una volta, è stato inserito nel Contratto Integrativo. La nostra Sigla aveva ripetutamente chiesto ai "tavoli" che la trattazione dell’orario di lavoro avvenisse tramite accordo separato e non in ambito di integrativo, come del resto avvenuto presso gli altri Ministeri. In materia il nuovo Accordo riporta unicamente un generico riferimento, ovvero il concetto di uniformità d’orario, alle disposizioni del DPR 18/67, come novellato dal D.Lgs.103/2000, disposizioni peraltro già contemplate dai contratti individuali di lavoro. Tale esclusione accentuerà ulteriormente la disparità di trattamento già esistente nei confronti di questa categoria di personale. Ecco perché – chiariscono – la nostra Sigla ha subito richiesto che l’Amministrazione proceda al più presto alla verifica dei contratti stipulati secondo la legge locale, affinché le disposizioni più favorevoli vigenti presso i diversi Paesi esteri in materia di articolazione dell’orario di lavoro ( monte-ore settimanale, straordinari, recuperi, reperibilità, turni, formazione, pausa pranzo, buoni-pasto, ecc.) trovino giusta applicazione, ai sensi della normativa in vigore, anche per i dipendenti a contratto non destinatari del CCNL".
Sotto accusa anche la parte del contratto sui profili professionali dell’area della promozione culturale: "nel contratto integrativo che non abbiamo sottoscritto, appare grave la decisione di regolare il personale dell’Area della promozione culturale con un unico profilo professionale denominato "funzionario dell’area della promozione culturale". La scelta dell’Amministrazione di adottare un unico profilo per i funzionari ex C1, C2 e C3 appartenenti all’A.P.C.- al di là delle motivazioni di sostanza – pone molti interrogativi relativi alla forma giuridica prescelta, se si considera che il profilo C3 è stato acquisito dai Direttori degli Istituti dopo un corso - concorso. La cassazione del profilo determinerebbe una regressione di almeno vent’anni rispetto all’avvio di una carriera raggiunta con ben più titoli e una laurea quadriennale, mentre oggi, per essere inquadrati all’attuale F1, basta essere in possesso di una laurea triennale. Il ricorso al profilo unico fa presumere che la cassazione non riguardi tanto i direttori C3, bensì le loro stesse funzioni, eventualmente a vantaggio dei giovani diplomatici, o dei chiara fama. Lo scardinamento della Legge non esclude l’ipotesi che i già direttori vengano inviati all’estero per coprire posti di addetto, senza aver riguardo di precedenze rispetto ai neo nominati".
"Gli Addetti, al contrario, - rilevano dal sindacato – ai sensi del nuovo profilo professionale, potranno essere valutati ai fini di una nomina ad hoc a direttore di un IIC dopo almeno 9 anni di esperienza all’Estero, salvo poi essere successivamente riadibiti alla mansione di Addetto. Rispetto alle Aree Funzionali di III Area, l’assenza di progressione in carriera costituisce una netta discriminazione, che avrà inevitabilmente ripercussioni anche sulle assegnazioni all’Estero. Non meno preoccupazioni fanno sorgere alcuni "errori" contenuti nella declaratoria che riguarda l’APC, laddove, tra l’altro, si attribuisce ai già C1 una qualifica di Direttore, mai posseduta da questi in passato". La Confsal Unsa, dunque, "ritiene che l’Amministrazione avrebbe operato con più correttezza se, nel cassare la qualifica di Direttore, avesse esplicitamente previsto questo profilo ad esaurimento, come ventilato nel corso della trattativa. La procedura di declassamento che si propone assume una manifesta illegittimità e sperequazioni in radice nelle ipotetiche possibilità di conferire agli addetti F1 la qualifica - mai posseduta fino ad oggi! - di Direttore, mentre si ribadisce ogni contrarietà alla omessa descrizione del profilo di Direttore, considerandola illogica e penalizzante per il personale C3, inquadrato nell’attuale pianta organica APC".
Per tutti questi motivi, il sindacato "si è visto costretto - d’intesa con la Federazione - a non sottoscrivere l’Accordo in ambito di Contratto Integrativo. La nostra Sigla, profondamente convinta della fondatezza delle proprie rivendicazioni, nonchè del contenuto delle proprie posizioni, conferma ai propri iscritti che non abbandonerà il campo di battaglia, ma, al contrario, proporrà azioni - a tutti i livelli - per tutelare gli interessi del personale penalizzato dalle previsioni del nuovo Accordo". (aise)

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