giovedì 31 luglio 2008

CULTURA. ACCORDO FRATTINI-BONDI PER PROMUOVERE L'ITALIANO ALL'ESTERO

(AGO PRESS) 31 luglio 2008 Promuovere la cultura e la lingua italiana all'estero. E' questo l'obiettivo del Memorandum d'intesa che sarà firmato stamane, a Roma, alle ore 12, presso la sede di Palazzo Chigi, dai ministri degli Affari esteri, Franco Frattini, e per i Beni e le Attività culturali, Sandro Bondi. L'accordo prevede l'istituzione di un tavolo permanente per rafforzare e coordinare le linee di politica culturale tra i due dicasteri, che si riunirà mensilmente con il compito di promuovere iniziative e progetti comuni. Sarà inoltre istituito un gruppo di lavoro congiunto per curare la comunicazione delle iniziative in programma al fine di stimolare le migliori sinergie e opportunità di collaborazione tra pubblico e privato. I due ministeri, infine, si propongono di estendere la collaborazione alle altre amministrazioni, istituzioni ed enti, pubblici e privati, "ponendosi come motori - si legge in una nota - per la creazione di un sistema integrato di promozione della cultura italiana nel mondo".

martedì 29 luglio 2008

Meno sedi, ma affidate a manager specializzati - Le ambasciate non dovrebbero interferire nella promozione

Istituti all’estero/1

GOVERNANCE ESCLUSIVA
I direttori di chiara fama non hanno spesso la preparazione per gestire un'azienda.
Le ambasciate non dovrebbero interferire nella promozione

di Riccardo Viale

Il Sole 24 ore, 29 luglio 2008
Il Paese è fermo a livello economico e ha poche risorse per investire nel futuro.
Molti condividono l'assunto che la cultura è uno degli asset fondamentali per il rilancio economico del nostro Paese. E il fattore di maggiore attrazione del turismo, ma soprattutto è ciò che determina il valore aggiunto immateriale del prodotto italiano. Sarebbe bene quindi ottimizzare questo vantaggio "monopolistico" che l'Italia ha nel mondo. Come fare?
Innanzitutto rafforzando la tutela e la valorizzazione dei beni culturali in Italia. Le risorse sono scarse, ma margini di miglioramento sono ancora possibili (a cominciare dalle misure sui dipendenti pubblici di Brunetta e da alcune azioni finalizzate di Bondi). Poi promuovendo collegamenti crescenti fra made in Italy e cultura, attraverso opportuni incentivi fiscali alle imprese che adottano pezzi del nostro patrimonio o della produzione culturale contemporanea. Inoltre orientando il sistema socioeconomico italiano, dalle infrastrutture al tema della sicurezza, per far diventare il nostro Paese attrattore competitivo di flussi turistici.I Infine, rafforzando i canali esteri di comunicazione e marketing del sistema culturale.
Da questo punto di vista la dimensione del nostro sistema culturale deborda di molto rispetto alle capacità delle istituzioni delegate. L'Enit è da anni in stato vegetativo. L’Ice non ha né le competenze né la missione istituzionale per questo scopo. Rimangono gli Istituti italiani di cultura. Come emerge dall'incontro recente tra i ministri Bondi e Frattini vi è la necessità di un rilancio della cultura italiana all'estero. Pur riconoscendo il valore di alcuni Istituti italiani di cultura è evidente la debolezza di molti di loro rispetto alla rinnovata missione che il nuovo governo vuoleassegnargli. A questo riguardo vanno fatte alcune riflessioni anche in considerazione alle critiche al mio articolo della giugno scorso.
Siamo in un momento di risorse scarse che presumibilmente non potranno essere aumentate. Alcuni istituti hanno più che raddoppiato il bilancio attraverso entrate esterne. In generale, però, soprattutto nel le sedi periferiche, la scarsa dotazione finanziaria non consente di raggiungere um livello efficace minimale di attività. Sembrerebbe quindi necessario concentrae gli sforzi su un numero minore di sedi rilevanti. La promozione dovrebbe essere mandato esclusivo dell'Istituto senza interferenze esterne. La governance dell'Istituto dovrebbe incardinarsi su un direttore con competenze di management della cultura. I direttori di chiara fama, accademici o intellettuali, non hanno spesso preparazione specifica per l'organizzazione e gestione di un'azienda di promozione culturale come dovrebbe diventare l'Istituto. In più, spesso, vi è la tendenza ad orientare, anche inconsapevolmente, le attività verso le aree culturali più vicine alla storia e formazione intellettuale del direttore. C'è bisogno quindi di personale che, senza posizioni idiosincratiche, faccia funzionare i canali di comunicazione e di marketing di ciò che viene ritenuto più rilevante per l'immagine culturale dell'Italia.
È quindi indispensabile che il governo rafforzi il tavolo di lavoro congiunto fra il ministero degli Affari esteri e quello per i Beni e le attività culturali, coinvolgendo almeno anche turismo e commercio internazionale. In quel, tavolo, dovrebbero essere decise le priorità e i principali prodotti culturali che verranno fatti circolare nella rete degli Istituti.
riccardo.viale@fondazionerosselli.it

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Istituti all’estero/2

C’è una «new Italy» tutta da scoprire
di Giovanni Castellaneta*

Come affermarsi sul mercato? Il marketing ci insegna che il successo di una qualsiasi azienda dipende soprattutto dalla sua capacità di identificare i bisogni della clientela, di progettare e produrre beni e servizi che soddisfino questi bisogni, di raggiungere i consumatori in modo rapido ed efficace.
Il dibattito aperto da Riccardo Viale sul Sole 24 ore sugli Istituti italiani di cultura può essere inquadrato anche in questa prospettiva. D'altra parte, in un Paese come gli Stati Uniti la cultura intesa come "bene" è un prodotto come gli altri e deve combattere su un mercato altamente competitivo. E prendendo in esame proprio questo mercato, proviamo a mettere qualche punto fermo usando gli strumenti del marketing.
L'identificazione dei bisogni del consumatore americano è forse la parte più semplice da affrontare. Negli Usa il brand "Italia" si vende da solo, è sinonimo di gusto, grazia, eleganza e saper vivere. Non c'è giorno che i grandi quotidiani nazionali non pubblichino articoli ed inchieste sull'ultimo agriturismo in Toscana, sulla luna di miele sul lago di Como dell’ennesiomo vip targato Hollywood, sulle ultime vendemmie del primitivo di Manduria. I grandi supermercati americani sono pieni di prodotti italiani, le riviste americane di moda, design e gastronomia devono avere un nome italiano per vendere. Tutto questo per dire cosa? Che negli Stati Uniti è probabilmente superfluo promuovere iniziative ed eventi con relativo dispendio di risorse finanziarie, sempre limitate che si vendono da sole. Lasciamole organizzare ai privati o comunque ad altri enti diversi dagli istituti di cultura.
Questo mi porta a toccare il secondo punto: la progettazione e la produzione di nuovi beni. Se ogni americano sa riconoscere il David di Michelangelo o sa localizzare su una mappa la Costiera Amalfitana, pochissimi sono al corrente del fatto che l'Italia è leader nel settore delle nanotecnologie o della robotica. Ecco perché uno dei filoni in cui stiamo concentrando i nostri sforzi è quello della scienza e della tecnologia. Tra le varie iniziative avviate ricordo il ciclo dei "Colloqui newyorkesi di cultura scientifica italiana" promosso dal Consolato generale a New York insieme alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. Un'altra iniziativa: la creazione un anno fa della Fondazione, Issnaf (Italiar scholars and scientists North Americafoundation). Si tratta di una organizzazione non profit che mette in rete scienziati italiani che operano negli Stati Uniti e in Italia con l'obiettivo di promuovere la ricerca e lo svi-luppo in numerosi campi (biologia, matematica, fisica, medicina, ingegneria, ecc.). In sintesi: bisogna esplorare nuovi "settori di mercato" con immaginazione e creatività sapendo offrire "nuovi beni" come quelli scientifici. E vengo al terzo aspetto: la rapidità ed efficacia della produzione e distribuzione dei beni culturali, che attengono in questo caso al modo in cui un Istituto di cultura funziona ed è in grado di "stare sul mercato".
La sfida di oggi per gli Istituti di Cultura è di saper essere "glo-cal", globali e locali allo stesso tempo, secondo la formula "think globally and act locally". Essere globali significa capire che l'offerta culturale non è fatta soltanto di mostre e concerti ma anche di scienza, di cooperazione tecnologica, di design, di gastronomia e anche di sport. Significa saper lavorare con tutti gli attori presenti in maniera efficace e senza preconcetti (che sono sempre disfunzionali). Mentre l'"essere locali" sta tutta nel comprendere la specialità del territorio in cui si opera e nel sapersi adattare promuovendo l'incontro dell'offerta con la domanda. È quello che stiamo cercando di fare negli StatiUniti, dove in ciascuna città i nostri Istituti di cultura si stanno ritagliando un ruolo importante nei settori che "tirano di più".
*Ambasciatore a Washington

giovedì 24 luglio 2008

Frattini a difesa dell'italiano "Diventi lingua di lavoro nella Ue"

Il ministro degli Esteri: "Abbiamo il diritto di veto, anche da soli possiamo opporci"
La commissione ha limitato a tre gli idiomi per limitare i costi delle traduzioni


la Repubblica, 22 luglio 2008
ROMA - "Se verranno pubblicati bandi o brevetti europei in tre lingue, l'Italia potrà dire di no, anche da sola. Abbiamo anche il diritto di veto...". Il ministro degli Esteri Franco Frattini, si schiera con l'italiano. E risponde così a chi gli chiede che atteggiamento avrebbe il governo davanti a una sempre maggiore applicazione della prassi europea delle tre lingue di lavoro: inglese, francese e tedesco. "L'Italia si sta battendo con forza affinché almeno l'italiano e lo spagnolo siano affiancate a inglese, francese e tedesco come lingue di lavoro nell'Unione europea" dice Frattini.

La limitazione linguistica è legata alla crescita esponenziale dei Paesi membri. La Commssione europea ha circoscritto a tre le lingue di lavoro, mentre al Parlamento non ci sono limiti. E i costi di questa babele di idiomi sono sotto gli occhi di tutti. Circa quattromila interpreti, per un costo stimato in quasi un miliardo di euro all'anno e una media di una settimana per tradurre un documento in tutti gli idiomi. Senza contare il rischio che il diluvio di traduzioni porti alla perdita di informazioni e a differenze tra i vari testi.

Già in passato i governi italiani hanno richiamato i ministri e le istituzioni comunitarie a fare attenzione all'uso dell'italiano nelle riunioni europee. In particolare quelle informali dei consigli dei ministri dove le lingue di lavoro sono l'inglese e il francese, con l'aggiunta della lingua della presidenza di turno. Talvolta, però, viene utilizzato anche il tedesco, come avviene negli incontri periodici dei rappresentanti permanenti dei paesi dell' Ue. Cosa che l'Italia ha sempre contestato.

Recentemente era stato lo stesso Berlusconi a porre la questione, chiedendo una maggiore attenzione sull'uso dell'italiano nelle riunioni europee. Richiesta a cui il portavoce del commissario europeo al multilinguismo aveva replicato dicendo che la decisione è competenza del Consiglio e della presidenza di turno.

mercoledì 23 luglio 2008

Il mal di Roma del diplomatico

di Maurizio Caprara

Corriere della Sera, edizione Roma, 23 luglio 2008
Roma non fa bene ai diplomatici italiani e al resto del personate del ministero degli Esteri. Non soltanto perchè si guadagna meno rispetto a quando si è oltrefrontiera. Su alcuni la città deve avere l'effetto che ha lo zoo per certe belve incapaci di riprodursi in gabbia.
Tra le 6.901 persone stipendiate dalla Farnesina in Italia e fuori, la media delle assenze dal posto di lavoro retribuite, ferie escluse è stata nel 2007 di 9,56 giorni a testa. Tra le 4.809 persone in servizio all'estero, di 6,82. A farla salire sono stati i 2.092 addetti stanziali. Mica cifre terribili nella burocrazia, il ministero le pubblica su www.esteri.it. Ma certi dati risaltano.
Roma giova poco alla salute di vari dei 197 addetti alla Cooperazione allo sviluppo, in cima alla classifica con 22,58 giorni di assenze annuali. La medaglia d'argento al rovescio va a un settore che dovrebbe far marciare gli altri, l’'Ispettorato generale: 21,35 (però i dipendenti sono 34, potrebbero esserci ragioni specifiche). Alla Cooperazione il nuovo direttore generale Elisabetta Belloni avrà un ulteriore rnotivo per riorganizzare gli uffici. Tra i settori virtuosi, il Cerimoniale diretto da Leonardo Visconti di Modrone: 9,51. Speriamo che molte delle assenze si debbano a maternità e aggiornamento.

lunedì 21 luglio 2008

Ue, parte il piano per la difesa dell’italiano

Gli interventi del governo contro il trilinguismo della Commissione. A ottobre convegno a Bruxelles

Corriere della Sera, 21 luglio 2008
Il governo Berlusconi sta promuovendo vari interventi per difendere l'uso della lingua italiana nell'Unione europea. L'obiettivo è ridurre il vantaggio competitivo ottenuto da Gran Bretagna, Francia e Germania da quando hanno fatto attribuire una posizione di privilegio al trilinguismo (inglese, francese e tedesco) soprattutto nelle attività della Commissione europea. A Roma hanno capito che il «sistema Paese» ora è penalizzato perfino quando le piccole imprese vogliono concorrere agli appalti comunitari o i connazionali entrano in competizione con chi è di madrelingua inglese, francese o tedesca per le assunzioni e le carriere nell'euroburocrazia.
Un passo ufficiale di questa strategia si annuncia il convegno organizzato nella capitale belga dal locale istituto italiano di cultura per il 21 ottobre prossimo. Prevede la partecipazione delle principali entità impegnate nella promozione della lingua italiana nel mondo, come le Università per stranieri di Perugia e di Siena, 1'Accademia della Crusca e la Società Dante Alighieri. «Farà un po' da Stati generali», dichiara il direttore dell'Istituto di cultura di Bruxelles Giuseppe Manica. Intanto il nuovo vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha già imposto l'italiano come lingua di lavoro del suo gabinetto. Ma è principalmente il ministero degli Esteri, guidato dall'ex vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, a essere chiamato a seguire l'esempio di Francia e Germania, da tanti anni impegnate a difendere le loro lingue in Europa e a frenare l'avanzata dell'inglese: Obiettivi immediati appaiono le riunione informali dei ministri organizzate dalla presidenza francese di turno dell'Ue. Berlusconi ha chiesto di disertarle qualora non sia previsto l'interpretariato attivo e passivo in italiano.
Il premier ha minacciato questa e altre drastiche misure in una lettera ai suoi ministri, rivelata dal Corriereil 13 luglio scorso, in cui li sollecita a impegnarsi tutti con le rispettive amministrazione nella «battaglia a difesa dell'italiano». Berlusconi ha ribadito l'assenza di una base giuridica dietro la prassi della Commissione europea di privilegiare il trilinguismo (assegnando a inglese, francese e tedesco l'ambiguo status di lingue «dí lavoro» o «di procedura»). I Trattati e il Regolamento n. 1 del 1958 garantiscono parità di trattamento a tutte le lingue ufficiali dell'Ue. Da Palazzo Chigi hanno indicato ai ministri di agire in accordo con la Spagna del socialista Jósè Luis Zapatero perché l'asse Roma-Madrid guida i Paesi membri impe-gnati a far rispettare il principio europeista della pari dignità degli idiomi e delle identità culturali.
L'abbandono di riunioni comunitarie è stato richiesto da Berlusconi anche in assenza della documentazione tradotta. C'è poi il caso della Schola Europaea multilinguista (finanziata con oltre 200 milioni di euro annui dai contribuenti europei). Non solo non rispetta i principi egualitari della Costituzione italiana discriminando chi non è figlio di euroburocrati, diplomatici accreditati presso 1'Ue o dipendenti Nato. Ma offre molti più posti nelle sezioni in inglese, francese e tedesco rispetto a quelle in italiano. Usa il trilinguismo nei suoi siti come nelle attività amministrative. Impone agli alunni delle sezioni italiane perfino di studiare alcune materie in inglese e in francese. Berlusconi ha ordinato ai ministri e all'apparato diplomatico di ricorrere fino alla Corte europea di giustizia ogni volta che nell'Ue non venga rispettato il principio della pari dignità dell'italiano.

Messaggio ai funzionari della Farnesina: coinvolgere i media internazionali

Il Mattino, 20 luglio 2008
«L’Italia è un Paese straordinario» ma che in alcune occasioni «sconta lentezze ed arretratezze. Vorrei quindi chiedere un vostro ulteriore impegno» per favorire presso i media internazionali «una migliore e più competitiva immagine del nostro Paese». È questo il senso di una lettera con cui il ministro degli Esteri, Franco Frattini, chiede agli ambasciatori italiani di «interpretare il ruolo di comunicatori». Per raggiungere questo obiettivo, nel suo messaggio Frattini scrive che fa parte di una volontà di relazione strutturale con i media da parte della Farnesina: «Le nostre ambasciate dovranno non solo trasmettere informazioni ai media locali ma anche adoperarsi affinché questi concedano uno spazio adeguato alla notizia».Cioè «bisognerà essere in grado di coinvolgere con metodo e continuità referenti in loco, intrattenendo con loro - dai direttori delle maggiori testate stampa e tv, ai giornalisti stranieri che seguono più da vicino la politica italiana, fino ai nostri corrispondenti - rapporti sistematici». Nell'annunciare che egli stesso sta «pensando di meglio modulare il formato» delle sue «missioni all'estero in funzione della comunicazione», Frattini rende noto che «il Servizio stampa sta elaborando in proposito un utile vademecum», e che è sua intenzione proporre «che nei corsi di pre-posting vengano previsti seminari di approfondimento sulle tematiche di comunicazione». Il ministro suggerisce inoltre ai diplomatici italiani di «stendere rapporti periodici, con cadenza mensile, sulle notizie che riguardano l'immagine dell'Italia e della Farnesina all’estero», anche per «abbattere gli eventuali stereotipi negativi e contribuire a creare nuovi modelli, autentici, che abbiano come riferimento la nostra identità».

martedì 15 luglio 2008

Lingua italiana: firmato memorandum d'intesa Farnesina-'Dante Alighieri'

L’intesa intende rendere sempre più efficace la collaborazione tra i 90 Istituti Italiani di Cultura e i 422 comitati della “Dante” nel mondo, sia per la realizzazione e la circolazione su scala più ampia di manifestazioni culturali, sia per l’aspetto più prettamente didattico

Roma, 9 lug. 2008 (Pronto Italia) - Sarà la società 'Dante Alighieri' a tutelare e promuovere la lingua italiana presso le istituzioni dell’Unione Europea. Lo sancisce il memorandum d’intesa sottoscritto alla Farnesina dal segretario generale del ministero degli Affari Esteri Giampiero Massolo e dal presidente della società "Dante Alighieri" Bruno Bottai. Si rafforza così la già proficua e consolidata collaborazione tra la Farnesina e la “Dante” nel settore della promozione e della diffusione della lingua italiana all’estero.

Principale obiettivo dell’accordo, la creazione di un nuovo comitato della "Dante" a Bruxelles che raccoglierà le adesioni dei funzionari comunitari, italiani e non, al fine di promuovere l’utilizzo e la conoscenza della lingua italiana nell’ambito delle istituzioni dell’Unione Europea. La "Dante" svolgerà le sue attività in collaborazione con il locale Istituto Italiano di Cultura. Il ministero degli Esteri e la società "Dante Alighieri" si scambieranno informazioni su eventuali casi di discriminazione dell’italiano da parte delle istituzioni e degli organi dell’Ue. In tale contesto, d’accordo con la Farnesina, la “Dante” condurrà specifiche azioni nei confronti del Mediatore europeo, P. Nikiforos Diamandouros e della Commissione Petizioni del Parlamento europeo in relazione a casi di discriminazione della lingua italiana.

L’intesa intende, inoltre, rendere sempre più efficace la collaborazione tra i 90 Istituti Italiani di Cultura e i 422 comitati della “Dante” nel mondo, sia per la realizzazione e la circolazione su scala più ampia di manifestazioni culturali, sia per l’aspetto più prettamente didattico.

Insieme rilanceremo la cultura italiana nel mondo

(ItalPlanet News),3 luglio 2008
Intesa del Ministro Frattini e del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi per una stretta cooperazione tra i loro Dicasteri

Il Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini e il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi hanno raggiunto un'intesa per una stretta cooperazione, un tavolo di lavoro congiunto tra i loro Dicasteri per contribuire a rilanciare la promozione della cultura italiana all'estero. Nuove sinergie organizzative, ricerca di sponsor privati e una struttura di comunicazione coordinata per una politica della cultura comune, capace di rilanciare l'Italia nel Mondo: un'intesa che Frattini e Bondi sono intenzionati ad estendere ad altre Amministrazioni e Istituzioni.

L'alleanza tra i due Ministeri è destinata principalmente a valorizzare la rete degli Istituti con le loro specifiche professionalità e delle Rappresentanze diplomatico-consolari. L'obiettivo del coordinamento è anche quello di rendere ancora più efficace la programmazione della nostra promozione e diffusione culturale all'estero. Agli Istituti spetta il rinnovato compito di contribuire a realizzare - attraverso nuovi moduli di formazione – il rilancio dell'immagine dell'Italia nel mondo e la promozione della lingua italiana all'estero.

Il tavolo dei due ministeri si riunirà con cadenza mensile per proporre e monitorare iniziative e progetti comuni ai due Ministeri, per contribuire a dare un indirizzo coordinato ed univoco, e più efficace, alla diffusione della cultura italiana nel mondo, attraverso i grandi appuntamenti espositivi, le tournée musicali, il restauro e conservazione dei beni attraverso la "rete estera" (attiva in 114 Paesi).

L'intesa tra i due Ministri porta inoltre alla costituzione di una task force congiunta, destinata ad un coordinamento della comunicazione e allo sviluppo di politiche di fund-raising capaci di coinvolgere il mondo delle imprese private nella produzione di grandi eventi destinati a sviluppare il Sistema Italia. La nuova strategia di cooperazione si prefigge fin da ora di valorizzare congiuntamente grandi eventi espositivi dedicati all'arte e alla cultura italiana all'estero, a cominciare dalla mostra su Sebastiano del Piombo a Berlino e quella su Morandi a New York, quella su i Macchiaioli (Giappone) e quella itinerante su Giotto.

Tra le iniziative all'attenzione del Tavolo: l'individuazione di un progetto comune di internazionalizzazione dei musei italiani, la produzione di mostre "leggere" multimediali da proporre ad un ampio numero di sedi estere, la realizzazione di un sito sulla poesia italiana contemporanea con traduzioni in sette lingue, e infine la predisposizione di grandi tournée all'estero delle nostre più prestigiose istituzioni musicali e liriche. (ItalPlanet News)

lunedì 14 luglio 2008

Lettera di Berlusconi ai ministri «L’italiano all’Ue. O andatevene».

Tolleranza zero. Contro il trilinguismo (inglese, francesee tedesco) della Commissione

Il premier. Difendete la nostra lingua a tutte le riunioni.

Roma sottolinea di agire in accordo con la Spagna del socialista Zapatero: un presupposto per l’appoggio del centrosinistra italiano.
Dal nostro inviato Ivo Caizzi

Corriere della Sera, 13 luglio 2008
BRUXELLES Il premier Silvio Berlusconi lancia la « battaglia a difesa dell'italiano » nell'Unione Europea chiedendo ai suoi ministri di attuar una linea da tolleranza zero davanti al mancato rispetto di principio europeista della pari dignità di tutte le lingue ufficiali. Berlusconi l'ha annunciato con una lettera in cui sollecita «comportamenti omogenei e rigorosi da parte di tutti» per contrastare principalmente la tendenza della Commissione europea a privilegiare il trilinguismo (inglese, francese e tedesco). Il premier sottolinea che l'Italia sta sviluppando questa strategia in accordo con la Spagna del socialista José Luis Zapatero, creando così il presupposto per ottenere l'appoggio bipartisan del centrosinistra italiano.
Berlusconi considera fondamentale nella costruzione dell'Europa garantire «pari dignità» anche alle lingue meno parlate e pretende dall'Ue «il rispetto della loro dignità linguistica e culturale». Aggiunge che «occorre contrastare la prassi avviata dalla Commissione europea di discostarsi in modo crescente da tali principi, introducendo l'ambigua nozione di "lingue di lavoro" o "di procedura" con l'effetto di creare una gerarchia tra lingue a vantaggio di inglese, francese e tedesco». In pratica l'Italia ribadisce che la prassi dell'istituzione guidata dal portoghese José Manuel Barroso non è prevista dai Trattati (che mettono sullo stesso piano tutte le lingue dell'Ue), come aveva rivelato il Corriere informando sui danni politici, economici e culturali provocati dalle penalizzazioni dell'italiano a Bruxelles.
Il premier chiede di opporsi all'azione della Commissione a favore del trilinguismo con «il costante monitoraggio del regime applicato agli incontri in ambito Ue» e con «l'impugnazione davanti alla Corte di Giustizia di specifici atti della Commissione». Esorta i suoi ministri a controllare che «i comportamenti delle rispettive Amministrazioni siano pienamente coerenti con tale strategia». Li invita a non trascurare le riunioni informali dei ministri dei 27 Stati membri, che si tengono nel Paese della presidenza di turno dell'Ue, «per le quali si dovrà vigilare che venga garantito l'interpretariato attivo e passivo per l'italiano, fino a contemplare la concreta possibilità di non partecipare alla riunione nel caso che tale soluzione non venga garantita o qualora vengano utilizzati regimi linguistici ristretti discriminatori per l'italiano». Ai ministri e ai dirigenti dei dicasteri chiede anche di «evitare di partecipare a discussioni o votazioni ogni volta non si disponga dei documenti di lavoro nella nostra lingua».
Berlusconi ha assegnato al ministro degli Esteri, Franco Frattini, la guida sul campo della «battaglia a difesa dell'italiano». Ma il primo a trovarsi in sintonia è risultato il nuovo membro della Commissione, Antonio Tajani del Pdl, vice-presidente e responsabile Ue per i Trasporti, che ha imposto l'italiano come lingua di lavoro del suo gabinetto di Bruxelles. E ha chiesto di sostituire la sua auto di servizio tedesca con una italiana.

SARÀ LA DANTE ALIGHIERI A TUTELARE LA LINGUA ITALIANA IN SEDE UE: FIRMATO UN MEMORANDUM D’INTESA TRA MAE E DANTE

ROMA\ aise\ 9 luglio 2008 - Sarà la Società Dante Alighieri a tutelare e promuovere la lingua italiana presso le Istituzioni dell’Unione Europea. Questo è il contenuto del memorandum d’intesa sottoscritto alla Farnesina dal segretario generale del Ministero degli Affari Esteri, Giampiero Massolo, e dal presidente della Società Dante Alighieri, Bruno Bottai, con il quale si rafforza ulteriormente la già proficua e consolidata collaborazione tra la Farnesina e la Dante nel settore della promozione e della diffusione della lingua italiana all’estero.Il principale obiettivo dell’accordo è la creazione di un nuovo Comitato della Dante Alighieri a Bruxelles, specificamente rivolto a raccogliere le adesioni dei funzionari comunitari, italiani e non, con il fine di promuovere l’utilizzo e la conoscenza dell’idioma italiano nell’ambito delle istituzioni dell’Unione Europea. In stretto raccordo con il locale Istituto Italiano di Cultura, la Dante svolgerà azioni di promozione della lingua e della cultura italiane. Il Ministero degli Esteri e la Società Dante Alighieri si scambieranno informazioni su eventuali casi di discriminazione dell’italiano da parte delle Istituzioni e degli organi dell’Ue. In tale contesto, d’accordo con la Farnesina, la Dante condurrà specifiche azioni nei confronti del Mediatore europeo, il professor P. Nikiforos Diamandouros, eletto il 1° aprile 2003, e della Commissione Petizioni del Parlamento europeo in relazione a casi di discriminazione della lingua italiana. L’intesa si inserisce nel quadro degli intensi rapporti già esistenti tra il Ministero degli Esteri e la Dante Alighieri per rendere sempre più efficace la concreta collaborazione tra la rete dei 90 Istituti Italiani di Cultura e i 422 Comitati della Dante, sia per la realizzazione e la circolazione su scala più ampia di manifestazioni culturali sia per l’aspetto più prettamente didattico legato all’insegnamento della lingua italiana. (aise)

lunedì 7 luglio 2008

«Più istituti di cultura in Cina e India»

Intervista. Il ministro degli Esteri replica al direttore di New York e rilancia: salvo Bruxelles bocciata da D’Alema
Frattini: una sede a Bagdad, tecnici in Iran per la tomba di Ciro il Grande
di Dino Messina

Il Corriere della Sera, 7 luglio 2008
Meno sedi e maggiore efficienza? «In periodi di riduzione della spesa pubblica - ci dice il ministro degli Esteri Franco Frattini, in partenza per Tel Aviv dove rinnova l'accordo culturale italo-israeliano - un simile slogan può mettere d'accordo tutti. E anch'io non sono contrario all'idea di ridurre le risorse in alcune aree per migliorare la presenza dei nostri istituti di cultura nel Paesi che si stanno rivelando strategicamente più interessanti. Sono sicuro tuttavia che se attuerò una politica ispirata a questa linea
troverò una forte opposizione.
Non mi riferisco soltanto ai sindacati ma anche a quella sorta di campanilismo delle varie comunità che dicono di non poter fare a meno della nostra sede».
Tornato dopo quattro anni alla Famesina, il ministro Frattini si trova a fronteggiare problemi antichi: manca ancora una legge quadro che egli stesso cercò di varare; i novanta istituti, tra cui dieci di eccellenza, devono dividere assieme alle 63 rappresentanze diplomaflco-cònsolari, alle 111 scuole italiane all'estero, ai 300 comitati della Dante Alighieri, 21,4 milioni di euro di finanziamenti pubblici e 23,6 milioni di sponsorizzazioni. Sembrano tanti soldi, in realtà i fondi statali sono diminuiti nell'ultimo biennio e comunque non bastano per le mille iniziative della «superpotenza Italia» nel campo della cultura.
«Sono sbagliate tuttavia-osserva Frattini-certe battute come quelle del professor Renato Miracco, che peccano di una scarsa conoscenza dei dati di fatto». Il ministro degli Esteri si riferisce all'intervista che il direttore dell'istituto di cultura a New York ha dato venerdì 27 giugno al «Corriere», in cui tra l'altro affermava: «Che senso ha un istituto di cultura a Marsiglia o a Li11e? Degli attuali 90 istituti ne salverei una quarantina». D'accordo con il principio di efficienza e con l'idea di ampliare la presenza nelle aree più dinamiche del mondo, Frattini cerca di ricucire un discorso interrotto quattro anni fa e ci spiega le sue linee di intervento: «L'azione del ministero si svolgerà su due piani, da un lato il rilancio di una legge organica che ottimisticamente penso che sarà approvata anche con il contributo dell'opposizione, dall'altro una serie di iniziative che si possono fare nell'attesa della riforma. La prima di que-ste iniziative è l'intesa di cooperazione raggiunta con il ministero per i Beni culturali. Il messaggio che con il ministro Sandro Bondi intendiamo mandare ai direttori e agli operatori è che non vogliamo smantellare i nostri istituti di cultura nel mondo, ma contribuire ad arricchirne il contenuto. Principalmente è questo il senso del tavolo interministeriale».
E’ evidente che a breve il panorama dei nostri istituti subirà un notevole cambiamento. Se non è possbile delinearlo al negativo, parlare cioè dei tagli, vediamo con il ministro degli Esteri quali saranno le nuove sedi. «Intanto - risponde Frattini - credo che ridarò a Bruxelles lo status di istituto di chiara fama, che il mio predecessore aveva deciso di degradare. Avremo poi grande attenzione per la Cina e l’India, nelle cui capitali c'è sì un istituto italiano, ma meritano una nostra presenza più ampia. Vorrei poi aggiungere un Paese come l'Iraq: il museo archeologico di Bagdad è stato salvato grazie al lavoro degli specialisti italiani, credo che un grande istituto sia la naturale eredità di questo impegno».
Restando nell'ambito mediorientale, Frattini ricorda la collaborazione culturale con l'Iran: il restauro compiuto dai nostri tecnici della cittadella di terracotta di Bam è un impegno da affrontare: «Ci hanno chiesto di restaurare la tomba di Ciro il Grande. Un monumento che per l’Iran è importante come per noi 1 Colosseo. Noi abbiamo un problema di negoziato per l'arma nucleare, eppure con le parole della cultura e l'arte del restauro veniamo accolti da Paese amico».
Frattini guarda con attenzione anche all'apertura in Europa del semestre francese che il 14 luglio lan-cerà l'Unione mediterranea: «Noi possiamo offrire un importante contributo di carattere culturale e di dialogo con il mondo arabo. Con il ministro Bondi stiamo studiando un evento per coinvolgere i Paesi delle due sponde del Mediterraneo, con la Sicilia come terra simbolo della convivenza tra le tre grandi religioni monoteiste, l'ebraica, la cristiana e la musulmana».
Quattro anni dopo la prima esperienza alla Farnesina, nuove esigenze si sono poste in primo piano ma ìl ministro non ha rinnegato l'obiettivo che tanto scandalo fece tra i diplomatici della promozione del made in Italy. «Ho trovato una mentalità rinnovata, oggi non fa più scalpore dire che la rete delle ambasciate e degli istituti di cultura deve essere al servizio del sistema Italia, si tratti di promuovere un'opera d'arte o un prodotto della nostra industria».
Tra le prossime iniziative all'estero, una serie di concerti del grande violinista Uto Ughi, le mostre di Sebastiano del Piombo a Berlino, di Morandi a New York, í Macchiaíoli in Giappone, e una grande esposizione itinerante sui Santi Patroni. Dove si troveranno le risorse per queste e per le altre mille iniziative? Frattini confida nella collaborazione del capitale privato. Il rilancio della nostra cultura all'estero dipende anche dal coordinamento degli interventi; in altre parole le Regioni e gli enti locali devono smetterla di far concorrenza allo Stato e «approfittare della grande rete di ambasciate e consolati al servizio del sistema Paese».
E il grido di dolore di Miracco, che ha lamentato per la sede di New York un contributo di soli 500mila curo, pari a quello della Romania? «Sarei scorretto - conclude Frattini - se dicessi, per esempio: diamo altri due milioni di euro. Valuteremo dove risparmiare e dove distribuire le risorse. Certo, alle attività dei grandi istituti molto può contribuire la capacità di attrarre capitali privati».

domenica 6 luglio 2008

LA NUOVA CREATURA DELLA FARNESINA TROVA SPAZIO NEI CORRIDOI DELLA DIPLOMAZIA IN ATTESA DI INIZIARE IL SUO VIAGGIO INTORNO AL MONDO

PRESENTATA OGGI LA COLLEZIONE EXPERIMENTA

ROMA\ aise\ 3 luglio 2008 - Sarà pure una felice coincidenza, ma, dopo la prima edizione qualche mese fa della mostra-mercato "Roma. The Road to Contemporary" ed il ritorno al Palazzo delle Esposizioni della Quadriennale, la scelta della Farnesina di ampliare la propria Collezione d’Arte Contemporanea volgendo lo sguardo alle ultime generazioni appare ai nostri occhi un sintomo vivo e felice di una nuova primavera culturale nel nostro Paese, dove, finalmente e a tutti i livelli, l’attenzione è rivolta alle recenti, recentissime creatività italiane. Non a caso molti dei giovani artisti scelti per partecipare alla Quadriennale di Roma, tutta concentrata sul fare artistico degli ultimi due decenni, compaiano con altre opere nella Collezione Experimenta della Farnesina.
Experimenta, appunto. Questo è il titolo del nuovo progetto fortemente voluto dalla direzione generale per la Promozione Culturale della Farnesina, che, realizzato tecnicamente in soli quattro mesi, con uno sforzo non indifferente, verrà presentato al pubblico sabato prossimo, 5 luglio, in occasione dell’ormai consueto appuntamento con "Farnesina Porte Aperte".
Intanto questa mattina, la Collezione Experimenta è stata presentata ai giornalisti, in una sala conferenze internazionali particolarmente affollata: tra artisti, responsabili del ministero degli Affari Esteri, ma anche del ministero per i Beni e le Attività Culturali - è di ieri la notizia dell’intesa fra Bondi e Frattini per la promozione della cultura italiana all’estero (vedi aise del 2 luglio 2008 h.14.27) -, erano presenti il sottosegretario Vincenzo Scotti, il direttore generale Gherardo La Francesca, l’Ambasciatore Umberto Vattani, oggi a capo dell’Ice, ma 10 anni fa ideatore, nella sua veste di segretario generale della Farnesina, della Collezione "madre", Maurizio Calvesi, al quale da allora è stata affidata la curatela della Collezione stessa, e due dei tre critici d’arte che lo hanno accompagnato in questa nuova avventura di Experimenta, Lorenzo Canova e Marisa Vescovo. Con loro ha fatto parte del Comitato scientifico anche Marco Meneguzzo.
In sala anche il presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, Srgjan Kerim, in questi giorni a Roma, la cui presenza oggi alla Farnesina, è stato sottolineato da più parti, testimonia e dà forza alla volontà politica di operare in modo sempre più concreto nel solco della diplomazia culturale.
Lo ha chiarito subito il sottosegretario Scotti. "Una delle funzioni fondamentali del ministero degli Affari Esteri è quella di presentare nel mondo l’Italia, che, prima di ogni altra cosa, è cultura, arte, architettura, creatività". Anche per questo, ha ricordato Scotti, a dimostrazione di quanto la dimensione culturale si stia affermando come componente vitale e indispensabile della nostra politica estera, il ministro Frattini ha scelto di ricoprire personalmente la delega alla Cultura. Per lo stesso motivo è nata la Collezione d’Arte Contemporanea del ministero, che oggi "si arricchisce di un nuovo sguardo al futuro", per "cogliere le nuove ed emergenti generazioni di artisti italiani, che hanno bisogno di essere sostenute" nel panorama italiano ed ancor più in quello mondiale. Ecco perché, seguendo il solco tracciato con successo dall’esperienza espositiva della Collezione Farnesina, tutt’ora in circuitazione, anche Experimenta, ha annunciato il sottosegretario, "è destinata a viaggiare nel mondo" e a presentare, "attraverso la rete culturale del ministero degli Affari Esteri", la vivace produzione artistica italiana al pubblico e ai mercati internazionali.
Experimenta seguirà, in particolare, i grandi appuntamenti mondiali dedicati all’arte contemporanea che si terranno nei prossimi due anni ad Atene, Istanbul, Lione, Mosca, Pechino, Shanghai, Sydney e San Paolo. A renderlo noto un entusiasta Gherardo La Francesca, che ha presentato il nuovo "ambizioso progetto ideato solo quattro mesi fa e portato a compimento con entusiasmo e intenso lavoro" dalla sua direzione generale e dal comitato scientifico. A questo è stato affidato il compito di selezionare 82 artisti rappresentativi dell’intero Paese, con il duplice obiettivo, ha spiegato sempre La Francesca, da un lato di "diffondere la conoscenza dell’arte italiana contemporanea" e dall’altro di "promuovere e sostenere gli artisti che, mettendo a frutto tensioni creative e linguaggi espressivi anche molto diversi, concorrono a tracciare il quadro ricco e variegato della creatività italiana nell’ambito più attuale delle arti visive". Ciò che ne è scaturito, si legge nell’intervento dello stesso direttore generale all’interno del catalogo Gangemi che accompagna la nascita di Experimenta, è "un percorso culturale avventuroso e sorprendente, in cui la giustapposizione di punti di vista anche radicalmente differenti, di tecniche e di linguaggi talora simili talora lontani riesce a dipanare la trama di un racconto a più voci, offrendoci una rilettura trasversale della realtà tumultuosa in cui siamo immersi", che però sempre tiene presenti gli elementi della "feconda" tradizione artistica italiana.
È stato un "bel lavoro di squadra", ha aggiunto Gherardo La Francesca, a testimonianza del fatto che "anche una amministrazione pubblica può muoversi con efficienza". Un lavoro iniziato peraltro già all’interno della direzione generale, che ha inteso definire le nuove strategie di intervento della politica cultura italiana non solo "sfruttando l’effetto rete" degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, avviando così un processo virtuoso d’economia di scala, ma anche aprendo con essi un dialogo fruttuoso. Proprio da lì, dalle Conferenze d’area e poi da quella generale tenutasi nel mese di novembre alla Farnesina, è emersa infatti la richiesta di puntare sulle nuove creatività. E così è nata Experimenta, mentre è allo studio l’istituzione di una borsa di studio per consentire ad artisti di maggior talento di fruire di un periodo di formazione all’estero.
Per la verità esiste già il Premio New York, istituito dalla stessa direzione generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale insieme alla Italian Academy for Advanced Studies della Columbia University, che offre un programma di borse di studio riservato a giovani artisti italiani emergenti. Le opere vincitrici di questo premio sono esposte nei corridoi del quarto piano della Farnesina, tra gli uffici della direzione generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale. E accanto ad essi hanno trovato ora spazio le opere della Collezione Experimenta.
Dalla stampa di Matteo Basilé, che tanto simile è a quella esposta al Palazzo delle Esposizioni per il soggetto, inquietante e rassicurante al tempo stesso, e per il suo richiamo all’iconografia classica ed al barocco; all’enorme fotografia di Bianco e Valente, di fronte alla quale entra in gioco quella dualità tra corpo e mente che spinge il visitatore all’interno del tunnel scuro in movimento per scovare il volto della sagoma in esso ritratto. Dalla "Vanitas white flag" di Nicola Bolla, ricoperta di cristalli swarovski, ennesimo simbolo di una società basata sull’effimero, così come pure lo è la Venere trash di Enrica Borghi, scultura-installazione realizzata con unghie finte che rovescia lo stereotipo della bellezza femminile; alla denuncia sociale dell’ormai nota Gea Casolaro, che qui presenta "Le due città della fantasia (quella che cade dall’alto e quella che vive da basso)".
Dall’olio su tela di Francesco Cervelli, che, in un monocromo fortemente suggestivo, racchiude il pensiero umano in un liquido quasi amniotico; alla ingegnosità stravagante e surreale di Fulvio Di Piazza ed ai paesaggi fantascientifici di Paolo Consorti; sino agli scorci di metropoli industriali di Marco Verrelli, Mauro Reggio e Andrea Di Marco. Ed ancora, l’energia fisica in movimento, gli atti di forza degli umanoidi di Stefania Fabrizi ne "La Risalita" e la "Fantasia al potere" dipinta da Daniele Galliano; dall’irridente Laboratorio Saccardi con "I fiori del mare" al King Kong di Federico Solmi, che distrugge un mondo popolato di fast food, sesso e gioco d’azzardo. Quello stesso richiamato da Francesco De Grandi nel suo "Mac Poor".
Meravigliosi ed inquietanti, all’unisono, il "Volto" inumano di Federico Lombardo, monito alla manipolazione biologica, e il collage di Andrea Mastrovito, che ritrae una scena di guerra sulla quale campeggia la scritta: "These are the pale deaths which men miscall their lives: so to live is to die". Sembra quasi una icona della guerra la "madre" di Stefania Pignatelli Aragona, una icona arabo-bizantina, lo sguardo rivolto verso l’alto, intorno al volto file di chiodi, quasi una corona di spine. L’ombra del conflitto torna in "Tre di tre" di Alessandro Scarabello, un flash in cui si incrociano individui appartenenti a culture apparentemente inconciliabili.
Vorremmo poter citare tutte le opere e i loro artisti, perché davvero ne vale la pena, ma lasciamo a chi vorrà visitare sabato prossimo la Collezione il gusto di scoprire le tante opere di Experimenta.
La "nuova creatura" della Farnesina, l’ha definita Maurizio Calvesi, nella quale convivono, senza prevalere l’una sull’altra, e si alimentano vicendevolmente tecniche nuove e tradizione, pittura e video-arte, offrendo al visitatore un "panorama rassicurante sui prossimi sviluppi dell’arte", che non vive più in "bellicosa ostilità" con il passato, come fu sino agli anni Ottanta del secolo scorso per le avanguardie, bensì lo recupera e rivisita, riproponendolo attraverso nuove forme e strumenti. La raccolta - che come la precedente si basa sullo strumento del comodato d’uso - "offre un repertorio d’eccellenza, nel quale scrutare alla ricerca di quei segnali che sicuramente l’arte, attraverso i suoi migliori esponenti, sta lanciando in questo tempo, nel perseguire una sua rinnovata ragion d’essere anche pratica e sociale, al di là di quella radicata e ineliminabile ragion d’essere che l’arte ha in se stessa", far parlare lo spirito. (raffaella aronica\aise)