lunedì 30 giugno 2008

All’attacco la lobby di Goethe

Export culturale
di Alessandro Melazzini

Il Sole 24 ore, 29 giugno 2008
Goethe Institut, il peggio è passato. Dopo un periodo d'instabilità causa ristrettezze economiche l'istituto per la promozione della lingua e della cultura tedesca torna ora a dispiegare tutto il "soft power" di cui la Germania è capace. Una rinascita che è merito della riforma strutturale innescata dalla caduta del Muro quando la politica culturale della Repubblica Federale ha progressivamente spostato la propria attenzione verso i Paesi dell'Est, chiudendo - non senza dolori e polemiche - varie sedi europee per favorire nuovi uffici in Asia, compreso uno nella misteriosa capitale della Corea del Nord. E per il futuro sono in programma nuove aperture in Cina, Russia e Africa.
Fondato nel 1951 a Monaco di Baviera il Goethe Institut è un'associazione dotata di larga autonomia sebbene risponda al ministero degli Esteri. I suoi 3.000 dipendenti sono dislocati in 147 sedi e 83 Nazioni e amministrano quest'anno un budget di 285 milioni di euro. Corsi ed esami di lingua tedesca, diversamente da quanto accade per la diffusione dell'italiano a opera dei nostri Istituti di Cultura, costituiscono una parte fondamentale dell'attività del Goethe, sistematicamente svolta dal personale insegnante interno all'istituto e in grado di fruttare nel 2008 circa 85 milioni di euro.
«Il Goethe Institut ha svolto un ruolo importantissimo nel dopo-guerra per ricostruire l'identità culturale tedesca e "disinnescarla" dal passato nazista». Ce lo spiega Gian Enrico Rusconi, direttore dell'Istituto storico italogermanico di Trento-Fondazione Bruno Kessler e vincitore nel1997 della Goethe-Medaille, assegnata dall'istituto a quelle personalità straniere distintesi per aver arricchito la cultura tedesca e favorito lo scambio internazionale. «Non che il Goethe sia buono e i nostri Istituti Italiani di Cultura cattivi, ma certo la prospettiva è diversa. Dietro al primo c'è una grande programmazione, gli Iic invece sembrano lasciati all'improvvisazione di bravi funzionari che vivono di riflesso, adagiandosi sulla grande tradizione culturale: Leonardo, Michelangelo, la cultura neorealista e la cucina italiana, mentre al Goethe hanno sempre lavorato molto sui temi storiografici, favorendo nel corso degli anni dibattiti e discussioni di altissimo livello. Ma questo paradossalmente dipende anche dal fatto che quello italiano è un passato fin troppo vendibile sul piano artistico. Senza contare la cronica mancanza di risorse degli Istituti italiani di cultura all'estero». .
Problemi lontani da quelli del Goethe, che sebbene sia reduce da una cura dimagrante non ha mai mancato di promuovere e finanziare le traduzioni dal tedesco, nonché di ospitare ogni anno in Germania centinaia di artisti e intellettuali stranieri Perché quella del Goethe è una vera politica di lobby culturale, e l'istituto in certe sedi, come in India, annovera tra i dipendenti chi si occupa di controllare l'introduzione del tedesco nelle scuole locali.
«Sono arrivato in un momento particolarmente favorevole» afferma il neo-presidente Klaus-Dieter Lehmann, a cui si deve la digitalizzazione delle biblioteche di Lipsia e Francoforte e la fioritura museale di Berlino. Dal momento che «sono state fatte le necessarie riforme e sono aumentati i finanziamenti, regna un clima di euforia. Ora non dobbiamo più risparmiare bensì possiamo finalmente dedicarci al nostro lavoro programmatico, impegnandoci per la lingua tedesca. Perché la lingua non è solamente uno strumento, ma rappresenta un portatore di cultura di primo rango». Anche per questo uno degli obiettivi della nuova direzione è quello di costruire una grande rete globale tra i Goethe, le scuole tedesche all'estero e altre istituzioni culturali promotrici della lingua e cultura tedesca nel mondo. E con il neonato Dipartimento di strategia e valutazione l'istituto si propone inoltre di vagliare l'efficienza e la sostenibilità dei programmi culturali.
Tra i territori in cui il Goethe Institut ha lavorato con più intensità figura certamente l'Italia, dove è presente dal 1954. Negli anni scorsi si era diffusa la preoccupazione che i tagli portassero alla chiusura di una delle sette sedi presenti nel Belpaese, ma adesso da Monaco giungono buone notizie. Niente panico, nessuna chiusura. La rete rimarrà intatta e il lavoro continua, affinché i Goethe possano continuare il loro viaggio in Italia.
alessandro@melazzini.com

Nessun commento: