sabato 29 dicembre 2007

Bino Rebellato-Ritratto di un Poeta

Bino Rebellato, Ritratto di un Poeta
Il Gazzettino, 29 dicembre 2007
Cittadella. (M.C.) "Bino Rebellato-Ritratto di un Poeta" è il titolo del film sull'intellettuale cittadellese che dopo la proiezione alla 63. edizione della Mostra del cinema di Venezia e altre visioni, è stato pubblicato in dvd. È è in distribuzione nelle migliori librerie.
Il film-documentario di Alessandro Bettero, prodotto da Amelia Fiorenzato per Vip Mediacom in collaborazione con Rai e Istituto Luce, è un omaggio all'opera del poeta ed editore Albino "Bino" Rebellato (Cittadella, 1914-2004) che è stato, nella seconda metà del Novecento, un protagonista di spicco della cultura e della letteratura italiana. In veste di editore, Rebellato pubblicò, tra gli altri, Piero Chiara, Aldo Palazzeschi, Lalla Romano, Dino Buzzati, Manara Valgimigli, Carlo Betocchi, e le lettere inedite inviate a Marino Moretti dal Premio Nobel Grazia Deledda. La docu-fiction, basata su opere originali dello stesso Rebellato (interpretato dall'attore Beppe Casales), ne delinea un profilo biografico: dagli anni giovanili della formazione a quelli eroici della Resistenza sotto l'occupazione nazista, dall'attività di editore e organizzatore culturale fino a un'indagine sui motivi portanti della sua poesia. La ricostruzione storica, che ha visto l'utilizzo di oltre cento comparse, si alterna a immagini d'archivio e agli interventi di Andrea Zanzotto, Giovanni Raboni, Giorgio Barberi Squarotti, Gianni Conz, Gualtiero De Santi, Otello Fabris, Franco Lanza e Giovanni Lugaresi.

Le riprese sono state effettuate a Cittadella, a Mirano, nell'oasi naturalistica di Maerne, sull'Altopiano di Asiago, a Fratta Polesine, e sulle Dolomiti bellunesi. Chi non trovasse il dvd in libreria, può telefonare allo 049.8889315 oppure contattare info@vipmediacom.com.

giovedì 13 dicembre 2007

LA FARNESINA PER GARIBALDI: UN BILANCIO DEL 2007 IN ATTESA DELLE MANIFESTAZIONI DEL PROSSIMO ANNO

ROMA\ aise\ 13 dicembre 2007 - Nel corso del 2007 il Ministero degli Affari Esteri ha ricordato il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi con un articolato programma di manifestazioni che ne ha ripercorso la vicenda politica, militare e privata.
La realizzazione di un intenso calendario di eventi, destinato a protrarsi nel 2008, è stata possibile grazie alla collaborazione con il Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita dell’eroe italiano e con importanti istituzioni culturali del nostro Paese.
La mostra su "Giuseppe Garibaldi tra storia e mito", inaugurata a Palazzo Pitti dal Presidente della Repubblica il 24 maggio scorso, è stata promossa dal Ministero in collaborazione con il Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi. L’esposizione ha riunito opere di elevato pregio artistico, provenienti dalla Pinacoteca di Brera, dal Museo del Risorgimento di Milano, dalle collezioni di palazzo Pitti e della fondazione Spadolini, nonché cimeli di straordinario interesse.
Una selezione della mostra, realizzata, per la sua presentazione all’estero, dalla Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale della Farnesina, è stata già proposta al pubblico americano, presso gli Istituti Italiani di Cultura di New York, dal 20 settembre al 12 ottobre, e di San Francisco, dal 29 ottobre al 30 dicembre.Inoltre la Direzione Generale per la Promozione Culturale ha affidato a una delle più moderne espressioni delle nostre arti contemporanee, il fumetto, il compito di raccontare la vicenda dell’Eroe dei Due Mondi. L’esposizione "Garibaldi disegnato" ha riunito opere a colori che illustrano dieci episodi salienti della vita dell’Eroe dei due Mondi realizzate da 21 dei più conosciuti artisti del fumetto, da Hugo Pratt a Milo Manara, da Vittorio Giardino, a Ivo Milazzo, a Roberto Perini.
L’esposizione, inaugurata presso la Farnesina il 21 luglio scorso in occasione di "Farnesina Porte Aperte" e integrata dalla produzione di un pregevole volume realizzato con la Direzione generale per gli Italiani all’Estero, è stata successivamente riprodotta presso dodici Istituti Italiani di Cultura.
La collaborazione del Ministero degli Affari Esteri con il Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi e con Rai Educational ha poi consentito la realizzazione di una puntata speciale del programma "La Storia siamo noi" e una speciale programmazione cinematografica è stata curata per Nizza, città natale dell’Eroe, insieme con la Cineteca Nazionale di Roma e la Cineteca di Milano.
Insomma una ricca serie di manifestazioni, 187 eventi in 39 Paesi diversi, è stata curata dalle Rappresentanze diplomatico-consolari e da singoli Istituti Italiani di Cultura, testimoniando l’impegno del Ministero degli Esteri per garantire alle celebrazioni la necessaria rilevanza e l’adeguata visibilità confermando così l’universale influenza del "mito di Garibaldi". (aise)

martedì 11 dicembre 2007

Bonsignore sponsor del «pensatoio» Hera

L' europarlamentare ritorna sulla scena
di Caizzi Ivo

(10 dicembre, 2007) - Corriere Economia
Una polemica pubblica in un party a Bruxelles, organizzato dal vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, ha fatto riparlare di un personaggio che nella capitale belga da anni manifestava con grande discrezione la sua notevole influenza di finanziere e di eurodeputato dell' Udc. Si tratta di Vito Bonsignore, che finì sui giornali negli anni di Tangentopoli e nell' ambito delle scalate bancarie dei "furbetti del quartierino". La holding belga della famiglia di Bonsignore, la Gefip, è emersa tra gli sponsor di Hera, un nuovo «think tank» italiano fondato da Pia Luisa Bianco, nominata direttore dell' Istituto italiano di cultura di Bruxelles dal governo Berlusconi e poi sostituita dall' esecutivo Prodi. La settimana scorsa Frattini ha ospitato nella sede della Commissione europea un ricevimento per annunciare e lanciare la nuova iniziativa della Bianco. L' ambasciatore d' Italia presso l' Ue, Rocco Cangelosi, ha fatto un discorso parlando di «primo think tank italiano a Bruxelles», come del resto rivendicava il depliant della Hera. Ma è stato bruscamente interrotto da una ascoltatrice, che gli ha ricordato l' esistenza di altri organismi italiani a Bruxelles. In particolare si riferiva al Cipi di Paolo Raffone, che aveva fissato un incontro-stampa lo stesso giorno e se lo era visto oscurato dal contemporaneo evento di Frattini. Cangelosi si è subito corretto con consumata diplomazia. In un clima di percepibile imbarazzo vari presenti, inizialmente interessati più allo champagne che ai futuri studi e ricerche della Bianco, si sono scatenati a scambiarsi le voci sugli appoggi politici a questi due «think tank» italiani. E' trapelato che il Cipi ha ospitato la nascita del «Comitato di Bruxelles per Enrico Letta», promosso dall' eurodeputato ex ds Gianni Pittella per le primarie del Partito democratico. Tra gli sponsor di Hera, oltre alla Banca Di Roma (Unicredit) e Montepaschi, spiccava la Gefip Holding della famiglia di Bonsignore, a cui fanno capo attività finanziarie e imprenditoriali (soprattutto nelle costruzioni). L' eurodeputato Vito, originario di Bronte in Sicilia, 64 anni, partì a 18 anni per Torino, dove fece carriera nel settore autostradale e divenne il principale parlamentare di riferimento in Piemonte dell' allora potente dc Giulio Andreotti. Le vicende di Tangentopoli lo coinvolsero. Una condanna penale lo bloccò. Preferì così concentrarsi a fare affari lontano dai riflettori. Ma non accettò l' oblio politico a vita. Nel 2004 è stato eletto con l' Udc nell' Europarlamento, insieme a vere star di Tangentopoli come l' andreottiano Paolo Cirino Pomicino e il craxiano Gianni De Michelis. Nelle aule di Strasburgo e di Bruxelles non ha ancora attirato grande attenzione. I giornalisti che seguono l' Ue spesso non ne conoscono l' influenza. Molti in Belgio non sanno che la Gefip ha incassato con le scalate finanziare e trattato nelle costruzioni con big come i gruppi Gavio, Ligresti e Caltagirone. Bonsignore, nel suo sito, si è ispirato al «Questionario» dello scrittore Marcel Proust per raccontarsi in una auto-intervista, dove non cita mai il denaro e gli affari, che sembrano una caratteristica dominante nella sua vita. Non ha nascosto comunque il suo passato controverso. E ha indicato, come giorno più triste della sua vita, quello in cui i giudici gli hanno «confermato una condanna ingiusta».

venerdì 7 dicembre 2007

LA PROSSIMA SETTIMANA A FIRENZE LA V CONFERENZA NAZIONALE DEI SITI ITALIANI ISCRITTI NELLA LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE UNESCO

FIRENZE\ aise\ 6 dicembre 2007 - Il 15 e 16 dicembre prossimi si svolgerà a Firenze la V edizione della Conferenza Nazionale dei siti italiani UNESCO a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il Ministro Francesco Rutelli, accogliendo la proposta dell’Amministrazione Comunale di Firenze, ha programmato questo evento in concomitanza con le celebrazioni per il 25° anniversario dell’iscrizione della città di Firenze nella Lista UNESCO. A conclusione della Conferenza, il 17 dicembre si svolgerà infatti una solenne cerimonia promossa dalle Autorità locali.
La Conferenza Nazionale ha l’obiettivo di sviluppare i temi relativi alla tutela, conservazione, valorizzazione e gestione dei siti italiani iscritti nella Lista UNESCO, anche con il contributo degli esperti e dei rappresentanti delle Istituzioni competenti. In quest’ambito, una particolare attenzione verrà dedicata a porre in evidenza e trasparenza i principi e gli orientamenti della Convenzione, le procedure e le linee guida, le strategie di riequilibrio della Lista UNESCO, decise dal Comitato del Patrimonio Mondiale; e gli scenari e le prospettive per le future iscrizioni.
La conferenza sarà ospitata nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. A fare gli onori di casa il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, il Presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, quello dell’Associazione Civita,
Antonio Maccanico, e il Ministro Rutelli.
Aprirà i lavori Mounir Bouchenaki, Direttore Generale dell’ICCROM, che modererà la sessione su "L'UNESCO e il Patrimonio Mondiale". Interverrà poi Francesco Bandarin, Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale UNESCO, su "Principi ed orientamenti della Convenzione: la sua evoluzione".
Dopo la proiezione del trailer del filmato "La magia dell'Italia: Patrimonio dell'Umanità", Silvano Gori, Assessore alle Attività Produttive e al Turismo del Comune di Firenze del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, interverrà su "I siti italiani Patrimonio dell'Umanità: scenario e prospettive". Questa prima sessione si chiuderà con un tavola rotonda cui parteciperanno Giovanni Puglisi, Presidente Commissione Nazionale Italiana UNESCO, Manuel Roberto Guido, Responsabile Ufficio Lista Patrimonio Mondiale UNESCO, MiBAC, Pasquale Bruno Malara, Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Liguria, MiBAC, Ruggero Martines, Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia, MiBAC, Carla Di Francesco, Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Lombardia, MiBAC, ed Ottavio Di Bella, Gruppo di Lavoro UNESCO, MATTM.
Nel pomeriggio i lavori si terranno nella Sala dei Duecento moderati da Danielle Mazzonis, Sottosegretario di Stato per i Beni e le Attività Culturali. Dopo la relazione di Gherardo La Francesca, Direttore Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Esteri su "I paesaggi culturali iscritti nella Lista UNESCO: esperienze internazionali", si terrà un’altra tavola rotonda che metterà a confronto le voci delle Istituzioni dei Paesi Europei. Interverranno Mario Augusto Lolli Ghetti, Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana, MiBAC, Susan Denyer, ICOMOS, Isabelle Longuet, Ministero della Cultura e Comunicazione, Francia, Johann Mürner, Ufficio Federale Svizzero della cultura, Sezione patrimonio culturale e monumenti storici, Enrique Saiz Martí, Direttore Generale del Patrimonio e dei Beni Culturali, Regione Castilla y Leon, Spagna, e Dominique Tremblay, Direttore "Mission Val de Loire", Francia.
La seconda parte del pomeriggio sarà dedicata al tema "La gestione dei siti Patrimonio dell'Umanità: criticità e soluzioni": contribuiranno al dibattito Liliana Pittarello, Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Piemonte, MiBAC, Lodovico Folin Calabi, Centro del Patrimonio Mondiale UNESCO,
Esperto internazionale IUCN, Gaetano Sateriale, Presidente Associazione Città Italiane Patrimonio Mondiale UNESCO, Cristina Acidini, Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, MiBAC, Caterina Bon Valsassina, Direttore Istituto Centrale per il Restauro, MiBAC, Pier Luigi Petrillo, Direttore Ufficio Affari Comunitari ed Internazionali,MATTM, e Walter Santagata, Università di Torino, Master UNESCO World Heritage atWork.
Domenica 16 i lavori si terranno nella sala Luca Giordano a Palazzo Medici. Alla presenza di Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze, del Sottosegretario Mazzonis, si parlerà di "Conservazione del paesaggio, del territorio e dei centri storici" con Giuseppe Moscato, Rappresentante permanente d’Italia presso l'UNESCO, MAE, Silvana Rizzo, Consigliere Culturale del Ministro, MiBAC, e Monsignor José Manuel Del Rìo Carrasco, Sottosegretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. Sul tema verrà aperta una tavola rotonda per mettere a confronto la voce dei siti italiani Patrimonio dell'Umanità. Infine, verrà proiettato il filmato "La magia dell'Italia: Patrimonio dell'Umanità". (aise)

martedì 4 dicembre 2007

L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIA ALL’IIC DI OSLO IN VERSIONE MUSICALE E CINEMATOGRAFICA


OSLO\ aise\ 4 dicembre 2007 - Si è tenuta questa sera, alle ore 18.30, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo, la proiezione del film "L’Orchestra di Piazza Vittorio" di Agostino Ferrente, già presentato il 27 novembre scorso nella città di Stavanger, che sarà capitale europea della cultura 2008, nel corso della rassegna "Nuovo Cinema Italiano", curata dalla associazione "Made in Italy" di Roma con il contributo del Ministero per i Beni e le attività Culturali e dell’Istituto Italiano di Cultura di Oslo.

La presentazione del film avviene una settimana prima del concerto, che avrà luogo nelle prestigiosa location della Kulturkirke Jacob di Oslo il 12 dicembre, alle ore 19.00, a ridosso della cerimonia della consegna del Premio Nobel per la pace nella capitale norvegese. Il giorno seguente l’Orchestra diretta da Mario Tronco sarà anche a Stoccolma, dove, sempre nella sede del locale Istituto Italiano di Cultura, si terranno alle ore 16.30 la proiezione del film e alle 19.00 il concerto.

"L’Orchestra di Piazza Vittorio", spiega il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, Sergio Scapin, "fa da apripista agli eventi che nell’anno 2008 saranno dedicati al tema della diversità culturale in tutta la Norvegia. Il Ministero della Cultura norvegese ha infatti proclamato il 2008 come anno della diversità culturale, nello spirito della Convenzione sulla Protezione e la Promozione della Diversità delle Espressioni Culturali, approvata il 20 ottobre 2005 dalla Conferenza Generale dell’Unesco a Parigi".

Per sottolineare l’importanza attribuita alla presenza dell’Orchestra di Piazza Vittorio ad Oslo, l’assessore del Comune di Roma Silvio Di Francia ha inviato oggi allo stesso Scapin un messaggio nel quale si sottolinea, tra l’altro, l’importanza del complesso musicale, la cui storia "rispecchia la grande apertura di Roma alle culture straniere e il forte senso di accoglienza che caratterizza le politiche culturali di questa città".
"Il Sindaco ed io", aggiunge Di Francia, "siamo davvero lieti che Oslo ospiti questa performance e, confidando nella Sua collaborazione alla realizzazione dell’evento, auguriamo il migliore dei successi". (aise)

I SOLISTI VENETI E IL LORO VIRTUOSISMO MUSICALE IN CONCERTO A COPENAGHEN

COPENAGHEN\ aise\ 4 dicembre 2007 - Si terrà domenica, 9 dicembre, alle ore 17.00, nella splendida sala centrale della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, un suggestivo concerto di elevatissima qualità musicale con i Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone.
L’evento, organizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, si preannuncia memorabile, con una delle orchestre italiane più attive e prestigiose in campo mondiale grazie alle 400 incisioni discografiche e agli innumerevoli concerti che ha tenuto sui più importanti palcoscenici del mondo.
A Copenaghen, con un concerto dedicato alla Musica Divina, i Solisti Veneti presenteranno un itinenario musicale dal significato intimamente religioso, espresso però con quella gioia e quella vitalità che sono tipiche del virtuosismo acrobatico di cui da sempre sono campioni incontrastati.
Il programma presenta un caleidoscopico viaggio attraverso opere comprese fra il barocco ed il romantico, a partire dal grande Settecento veneziano di Antonio Vivaldi (1678-1741), con il concerto n.10 in si minore per quattro violini, violoncello e archi e con il concerto in re maggiore RV 93 per mandolino e archi. Seguono musiche di Giuseppe Tartini (1692-1770), Antonino Pasculli (1842-1924), Giovanni Bottesini (1821-1889) ed infine Gioacchino Rossini (1792-1868) con variazioni in bemolle maggiore per clarinetto e archi su temi di "Mosè in Egitto" e "La Donna del Lago".
In apertura, fuori programma, un omaggio alla Ny Carlsberg Glyptotek che ospita il concerto e che fra le sue opere esposte contiene la testa-ritratto dell’imperatrice romana Agrippina: i Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone si esibiranno nella sinfonia di Georg Friederik Haendel dall’Opera "Agrippina".
Con questa serata e con un piccolo rinfresco che verrà offerto al termine del concerto, l’Istituto Italiano di Cultura intende anche introdurre le celebrazioni che avranno luogo nel corso del 2008 per festeggiare il suo 50° anniversario a Copenaghen. (aise)

Lingua italiana: nasce il sito web “insegnoitaliano”

News Italia Press, 4 dicembre 2007
Nel quadro delle iniziative finalizzate a stimolare la domanda di conoscenza della lingua italiana, la Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero Affari Esteri italiano ha avviato, dal 2007, una collaborazione con l’Agenzia nazionale per il sostegno dell’Autonomia scolastica di Firenze per la realizzazione di un’area virtuale che metta a disposizione on line materiale didattico per l’insegnamento dell’italiano all’estero. Da questa collaborazione nasce il sito web “Insegnoitaliano”, un’area virtuale ricca di spunti, proposte e unità didattiche utili al lavoro in classe o da usare come idee da rielaborare a seconda dell’ambiente di riferimento.
Tutto il materiale è scaricabile gratuitamente on line ed è rivolto a tutti i docenti impegnati all’interno delle varie strutture che compongono l’estesa rete culturale scolastica italiana all’estero: le scuole italiane e bilingui, gli Istituti Italiani di Cultura e gli Enti Gestori.
“Insegnoitaliano” vuol essere, si afferma dall'Ufficio del Vice Ministro agli Affari Esteri con delega per gli italiani all'estero, Franco Danieli, "non solo una risorsa per migliorare e valorizzare l’insegnamento dell’italiano all’estero, ma anche un valido supporto per l’attività didattica e un’occasione di formazione e di confronto destinato ad accrescere la professionalità del corpo docente e a migliorare la qualità dell’offerta".

A Zagabria i disegni di Carlo Scarpa

News ITALIA PRESS, 4 dicembre 2007
Zagabria - Mercoledì 5 dicembre 2007 alle ore 19 presso il Museo Croato dell'Architettura dell'Accademia Croata delle Scienze e delle Arti di Zagabria verrà inaugurata la mostra: “I disegni di Carlo Scarpa per la Biennale di Venezia Architettura e Progetti (1948 –1968)”

Promotori del progetto della mostra il Ministero per i beni e le attività culturali – Direzione generale per l'architettura l'arte contemporanea (DARC), il Centro degli archivi di architettura MAXXI (Museo nazionale del XXI secolo) e la Regione Veneto che insieme curano l’Archivio Carlo Scarpa con oltre 31400 documenti, principale testimonianza del lavoro artistico e sperimentale del famoso architetto veneto.
La mostra, che si inaugura mercoledì al Museo Croato dell'Architettura dell'Accademia Croata delle Scienze e delle Arti, è stata realizzata in collaborazione con l’Istituto italiano di Cultura di Zagabria e con il supporto della Regione Veneto.
La mostra presenta un ricco e importante frammento dell’opera di Carlo Scarpa (1906 – 1978) – progetti realizzati e non realizzati di padiglioni per mostre, interventi su costruzioni già esistenti e allestimenti espositivi della Biennale di Venezia. Sui dodici pannelli esposti è possibile ammirare: il Padiglione provvisorio - Lido di Venezia (1948), il Padiglione del Libro (1950), il Padiglione Ungherese (1951), il nuovo ingresso e biglietteria della Biennale (1951 – 1952), il Padiglione Italiano (1952 – 1965) e il Padiglione Venezuelano (1953 – 1956).
I progetti e le realizzazioni sono esposti in ordine cronologico e documentati da 36 riproduzioni di disegni originali di Scarpa, corredati da una ricca scelta di fotografie e da un documentario realizzato con il materiale audiovisivo dell’Archivio Carlo Scarpa e della RAI e nel quale l’architetto parla della sua opera.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 3 febbraio 2008.

domenica 2 dicembre 2007

La nuova parlata

di Caudio Antonelli

Il Corriere Italiano (settimanale di Montréal), 5-12-07
Dal “Corriere della Sera” : “I legali di Rudy si contraddicono”. Rudy è il
giovane sospettato di aver ucciso la studentessa inglese, a Perugia. E il
termine “legali” designa chi? Designa i suoi “avvocati” (difensori,
procuratori). Mentre in francese e in inglese il rappresentante legale di un
individuo sospettato di un crimine è “avocat”, “lawyer”, nella penisola, stando
al linguaggio dei mass media, nessuno è più assistito o difeso da un “avvocato”
e nessuno consulta un “avvocato”: si è difesi da un “legale” e si consulta un
“legale”.
Io trovo affascinante questa passione italiana per le parole vaghe e anche
ambigue. Nelle cronache giornalistiche in provenienza dagli ospedali trionfano
“sanitario” e “sanitari”, vocaboli che di per sé identificano non solo i
“professori” del “nosocomio” (altri termini aberranti), ma anche i servizi
igienici. Il che allora può ingenerare confusione, dato che i primari – i
“professori” – quando vengono scelti per meriti politici sono, secondo me,
simili per contenuto ai sanitari smaltati.
Nel paese del “Vadi, dotto’!”, “manovra” ha sostituito definitivamente
“bilancio”. Per designare la legge di bilancio preventivo, oltre che a “manovra”
senza aggettivi si fa ricorso ad un altro termine evanescente: l’aggettivo
“finanziaria” senza sostantivi.
Cosa volete... in Italia, patria della vaghezza semantica, gli addetti ai lavori
prediligono le parole vaghe, alla Leopardi. Oppure, adottando parole inglesi,
pensano di emulare Faulkner e Hemingway...
Con “legale”, termine dopotutto italiano, poteva andar peggio: il ridicolo vezzo
di scimmiottare la parlata inglese avrebbero invece potuto inserire nelle
rotonde bocche degli “Italians” un altro termine americano mal pronunciato e mal
capito. Basta vedere cosa è successo con l’importazione nel vocabolario nostrano
di “boss” e “killer”, parole che hanno annullato la magnifica ricchezza che la
lingua italiana ha sempre avuto nel campo del crimine e dei criminali. Che si
pensi a “assassino”, “omicida”, “sicario”, “mammasantissima”, “capomandamento”,
“picciotto”, “pezzo da novanta”,“capo di tutti capi” e tanti tanti altri,
sostituiti da due sole parolette: “killer” e “boss”.
Ma torniamo ai nostri “legali”. In realtà è possibile, ogni tanto, ritrovare la
parola “avvocato”. Ciò avviene ad ogni morte di papa, anzi di “legale”. Morendo,
il “legale” – spero che mi si perdoni il cinismo – ridiviene “avvocato”. Ne ho
avuto conferma, non molto tempo fa, in occasione del suicidio di uno dei più
celebri avvocati penalisti di Milano, Corso Libero Bovio. Non una sola volta, né
nei necrologi né nei numerosi articoli a lui consacrati, è stato usato il
termine “legale. Sempre, solo “avvocato”. Strano fenomeno anche questo: da morto il “legale” diviene “avvocato”.
Il 30 aprile del 1999 fu adottata dal parlamento italiano una legge sulle
elezioni. Il nome italiano di questa legge? « Election day », quasi il titolo di
uno sceneggiato americano. Da allora, gli italiani, sia filo che antiamericani,
non hanno mai smesso con i loro “days”. Mi limiterò a menzionare il “Family
day”, in risposta alla celebrazione delle unioni omosessuali; lo “Young day”
(sic), voluto da Alfonso Pecoraro-Scanio per rimettere al centro il problema dei
giovani e del precariato; i “Referendum days” dei radicali; il “Maiale day” dei
leghisti contro la costruzione di una moschea. La lista è molto lunga. Ultimo il
“Vaffa... day” di Beppe Grillo contro i politici italiani. E già che ci siamo,
io proporrei un “F... off day” per tutti i ridicoli scimmiottatori – nella
penisola sono legioni – della parlata americana.

sabato 1 dicembre 2007

The truth about the Holodomor through the eyes of Italian diplomats

Letters from Kharkiv
By Yurii SHAPOVAL

Quotidiano "Den" ("The Day"/"Il Giorno"), Tuesday, 20 November 2007

Our newspaper recently published an interview with the Italian academic Andrea Graziosi, which he granted to Marianna Soronevych, editor in chief of Ukrainska hazeta v Italii (The Ukrainian Newspaper in Italy). The interview was held at the Embassy of Ukraine in the Italian Republic after Dr. Graziosi, a professor at the University of Naples Federico II, was awarded the Order of Yaroslav the Wise, 5th Class. This high distinction was conferred on the Italian scholar “for his considerable personal contribution to researching the manmade famines in Ukraine, for urging the international community to recognize the 1932-33 Holodomor as an act of genocide against the Ukrainian people, and his intense civic activities with respect to honoring the memory of the victims of this tragedy,” states the decree issued by the president of Ukraine.

In the following interview, Graziosi opines for the first time that “Stalin did not intend to exterminate all the Ukrainians; he just wanted to kill a few million in order to make the others obey his power.” He also talks about his publications on the Holodomor. “Archival documents, including the dispatches of Italian consuls in Ukraine in the 1930s, were published long ago in the US, Italy, and France. I called them by the same title as the file in which they were kept — Letters from Kharkiv . Now I am writing a history of the Soviet Union from its formation to its collapse, as well as about the 1930s civil war in Ukraine and the Second World War. I hope these works will be published soon,” Graziosi said.

After publishing this interview, we explored the possibility of translating Letters from Kharkiv into Ukrainian. By sheer coincidence we learned that this is already being done. We asked our regular contributor Prof. Yuri Shapoval, who acted as a consultant to the Ukrainian edition of Letters from Kharkiv , to tell us more about Graziosi’s work.

In a few days, the Kharkiv-based Folio Publishers is expected to issue an extremely interesting and important book called Letters from Kharkiv. These letters are in fact reports from Italian diplomats who were posted in the USSR in 1930-34, in which they describe the famine situation. The book is being published through the efforts of the Institute of Italian Culture in Kyiv. This academic institution invited me to take part in this interesting project as a scholarly editor and the author of a brief afterword.

I agreed with pleasure, not in the least because it was Prof. Andrea Graziosi, a colleague and a good friend of mine, who discovered the Italian diplomats’ letters, which he found in 1987 at Italy’s Ministry of Foreign Affairs. “These documents lead one to reckon with one of the 20th-century’s biggest European tragedies,” Prof. Graziosi writes in the foreword to the book. “They radically changed my idea of Soviet history and my overall vision of the last century. This is why their publication in Ukraine fills me with joy.”

What is also important is that these documents were found even earlier by Basilian monks, who handed them over to the US Commission that researched the famine in the mid-1980s. The Italian diplomats’ accounts were attached to the commission’s Report to Congress. So this evidence is of paramount importance for understanding the causes and consequences of the Holodomor. Published in Italy, France, and the US, these documents are finally appearing in print in the very place where these tragic events took place, fortunately long ago.

As Prof. Nicola Franco Balloni, director of the Institute of Italian Culture in Kyiv, rightly states in his foreword to Letters from Kharkiv, the Ukrainian-language edition is the most complete documentary evidence of the 1930s famine in the USSR, gathered by members of Italy’s diplomatic mission. “The evidence of Italian diplomats,” Prof. Balloni emphasizes, “who were forced to work in the difficult conditions of the Stalin and Mussolini regimes, but were able to remain impartial witnesses of these infernal events, was in fact of no use to Il Duce. For certain reasons, he wanted to maintain good relations with the USSR. However, the times of dictators are ending, but documents remain and, aimed at the descendants of the victims of tyranny, they teach them to remember the tragic past for the sake of the future.”

In the early 1930s, Italy had an embassy in Moscow, as well as a well-ramified network of consular agencies, including consulates in Leningrad, Odesa, and Tbilisi, and vice-consulates in Kharkiv, Batumi, and Novorossiisk. It is the reports from the three latter consular offices and the Moscow- based embassy that were included in Letters from Kharkiv. The people who headed the consular agencies in Kharkiv, Batumi, and Novorossiisk were not professional diplomats but former army officers, who had served well during World War One. Most of the documents cited in the book were prepared by Sergio Gradenigo (1886- 1966), who had worked in Ukraine in 1931-34. He headed the Kharkiv vice-consulate (later elevated to a Royal Consulate) and, at the end of his mission, the newly-formed Consulate General in Kyiv, where the capital of Soviet Ukraine moved in 1934, and, later, a consular representation in Italy. After finishing his term in Ukraine, he served as a volunteer in the Tevere Division in the Italian-Ethiopian War of 1935-36. In 1948 Gradenigo immigrated to Argentina, where he taught and wrote until his death.

What were these reports by the Italian diplomats? They contain very specific information as well as reflections — sometimes merciless, sometimes sympathetic — of foreigners, which were by and large correct assessments and analyses of governmental actions and human behavior.

But let me make a general remark before going into greater detail. Ukraine and the Northern Caucasus had been supplying more than half of all the grain produced in the USSR. Speaking of Ukraine, Stalin noted in 1931that “a number of granaries are in a state of devastation and famine.” Yet the Kremlin believed that Ukraine had enormous reserves of grain that the collective farms and independent farmers were allegedly hiding. This is why the government resorted to brutal measures to procure grain. More than 150,000 people died in 1931 alone. In March and April 1932 there were large numbers of starving people in Ukrainian villages, and cities were full of children who had been abandoned by their parents. This was a distress signal that did not, however, stop the authorities. On July 7, 1932, the Central Committee of the All- Union Communist Party (Bolsheviks) passed a resolution on the state grain deliveries. The main idea of the resolution was to fulfill the plan at any cost.

The Stalinist leadership clearly saw two genuine enemies: firstly, the peasants, who were unwilling to work on collective farms and die in the name of industrialization (seeking to avoid the famine caused by meeting the compulsory grain procurement targets, peasants began withdrawing en masse from collective farms); and secondly, the not-so-reliable political-state leadership of Ukraine, which to a certain degree was pursuing a “flexible” line in its dealings with the Kremlin’s demands and tragic local realities. This is why Stalin sent his trusted lieutenants to Ukraine and applied tough sanctions against the peasants, which turned into genocide. In late October 1932, in pursuance of the CC AUCP(b) Politburo resolution of Oct. 22, 1932, an extraordinary commission headed by Viacheslav Molotov, Chairman of the Council of People’s Commissars of the USSR, began to work in Ukraine. As early as Oct. 29 Molotov cabled to Stalin, “We had to severely criticize the Ukrainian organization, especially the party’s Central Committee, for failure to launch full- scale requisitioning.” Sharing Stalin’s mistrust of the local authorities, Molotov also demanded that Moscow officials be sent to the Ukrainian SSR to achieve the desirable effect.

Molotov gave a powerful impetus to the repressions. The Politburo of the CC AUCP(b) resolved on Nov. 5, 1932, to increase coercion in the state grain delivery campaign, in particular to boost the role of law-enforcement bodies. A number of measures were drafted, such as immediate trials of cases connected to the state grain deliveries, the organization of circuit court proceedings and the creation of additional courts in every region, and meting out severe punishments. All cases were to be spotlighted in the national and local press.

“The famine continues to take a heavy toll of human lives on such an enormous scale that it is absolutely unclear how the world can remain indifferent to this catastrophe. Through merciless requisitions (which I have repeatedly reported), the Moscow government allowed not just a famine, for this is not quite the precise word, but the complete absence of any means of existence,” a stunned Gradenigo pointed out in his communication dated May 31, 1933.

A little earlier, in February 1932, Gradenigo sent a piece of bread, the kind that was being consumed in Kharkiv at the time, to Italy’s ambassador Bernardo Attolico in Moscow. In one of his messages to Rome the ambassador wrote about the shortage of bread: “It is difficult to imagine that the quality of the food item, so important to the dietary regime in the USSR, should be so bad, as this little piece of bread shows. The truth...is hidden in the real conditions of the decline into which collectivization has thrown Russian agriculture, which is too patriarchal to endure without disastrous consequences an injection of modernization in the shape of collectivization.”

Peasants were fleeing Ukraine to save themselves from the famine. The authorities blocked their departure, captured them, and sent them back. The report of the Italian consulate in Batumi, dated Jan. 20, 1933, provides a detailed description of the way the authorities pushed out the Ukrainian peasants who were fleeing from the famine to Transcaucasia: “The expellees are herded into customs warehouses, where they wait for a steamship. Those who can pay for the passage are separated from those who cannot. The latter are gathered a few hours before departure and escorted by police to a free market, where they can sell what they have with them in order to raise money for a ticket. The police keep curious onlookers away from them and only let in those who are really going to buy something — a coat, a pair of boots, etc. Clearly, lack of time robs these wretched people of the opportunity to bargain, which is advantageous to buyers. All this occurs in complete orderliness and silence, which does not diminish the sad impression of this scene, which turns a marketplace into something like a slave market for a few hours.”

The organs of repression and punishment vested with the exclusive right to record deaths, block information on the famine, and carry out punitive actions were a mighty force. The diplomats’ letters cite some influential secret police officers describing the tragic situation in quite a realistic way. For example, Gradenigo writes in May 1933, “Comrade Frenkel, a member of the OGPU Collegium, admitted to an acquaintance of ours that about 250 corpses of those who starved to death are picked up on the streets of Kharkiv every night. On my part, I can confirm that I saw trucks carrying 10- 15 corpses past the consulate at midnight. Since there are three large neighborhoods under construction next to the consulate, one of the trucks halted by the fence, and two operatives wielding pitchforks got off to search for corpses. I saw 7 people, i.e., two men, one woman, and four children, being picked up with these pitchforks. Other people woke up and vanished as if they were shadows. One of the operatives doing this job said to me, ‘You don’t have this in your country, do you?’”

Incidentally, when I was writing the commentaries, I kept in mind the aforesaid “Comrade Frenkel,” about whom I will write more in detail some other time. This Mikhail Frenkel (1888-1938) held top administrative positions in the GPU of the Ukrainian SSR and was later the chief billeting official at the Administrative and Economic Directorate of the NKVD of the Ukrainian SSR. In 1924 he had been prosecuted for smuggling, but the case was dismissed. In February 1938 he was arrested and accused of spying for Poland and “wrecking” (creating “poor” living conditions for the highest-ranking NKVD officers). He died on March 8, 1938, as a result of savage beatings that were administered to him in the inner prison of the Directorate of State Security of the NKVD of the Ukrainian SSR.

On March 20, 1933, Italy’s Ambassador Attolico, wrote to Rome: “The impression is that the only strong link, the real backbone of the entire Soviet system, is the GPU, which is usually able to achieve, through its typically fast and violent methods, what even the best propaganda cannot.”

Meanwhile, we find in these diplomatic documents evidence of what communist propaganda was doing. Leone Sircana, the vice- consul in Novorossiisk, reported the following to the Italian Embassy in Moscow on April 8, 1933: “It is like mocking the beastly condition to which millions of people have been reduced to claim that the Soviets have launched the world’s most powerful radio transmitter, which is supposed to overwhelm perhaps all the other voices on the airways and beam to the oppressed peoples of Europe and Asia Moscow’s revelations about ‘the incredible achievements of the Bolshevik miracle’. Or we read that the workers of Novorossiisk are donating one percent of their starvation wages (in paper rubles) to the cause of combating fascist terror, and so on. This typical revolutionary fervor catches your eye in banner slogans, newspaper headlines, the hidebound and mindless phrases of articles and speeches, but it never finds any response. Countering these purely bureaucratic onslaughts on capitalism, fascism, and kulaks and the no less bureaucratic glorification of Bolshevik successes is the huge, patient, callous, and indifferent mass (or herd?) of these hapless people, who listen without hearing and look without seeing and whose mind, now even more stupefied than ever, has only one vision: a small piece of brown bread, underbaked and mixed with the most incredible and most varied ingredients, to which they are still entitled and which they must share with their large family, old and infirm relatives, not to mention those who do not have even this right, or the painful and bitter despair from the fact that Moscow requisitions everything that the earth offers and, as the peasant deceives himself, is supposed to belong to him.”

The famine in Ukraine turned into an instrument not only of terror but also of the “nationalities policy.” This radically distinguished the situation in Ukraine from that in, say, Russia or Kazakhstan, where famine-related losses were also very high. On Dec. 14, 1932, Stalin and Molotov signed a resolution of the CC AUCP(b) and the Council of People’s Commissars of the USSR, which demanded “correct Ukrainization” in Ukraine and other regions densely populated by ethnic Ukrainians. The document also demanded a struggle against Petliurites and other ‘counterrevolutionary” elements, who this time were accused of organizing the famine.

This not only meant the end of the policy of “Ukrainization.” This was the decisive phase of the liquidation of the “Ukraine-centered” potential that was never supposed to revive, and the brutally and carefully organized punishment turned into genocide. “Since famine always begets a revolution (in this case, it would be a counterrevolution),” one of the documents says, “the greatest burden of the famine was placed on the Ukrainian peasants, who were politically the most dangerous and resisted the issue of collectivization as much as they could. No matter what kind of famine he is suffering from, the peasant cannot launch an offensive on the city and become dangerous to the regime, above all, for purely organizational reasons.” The Stalinist regime used the Holodomor and false stories about those who were responsible for it as a concrete pretext for mass-scale repressive campaigns, purges, and the like.

On May 22, 1933, Gradenigo wrote in his regular message to the Italian Embassy in Moscow, “The current disaster will lead to the colonization of Ukraine, mostly by the Russian population. This will change its ethnographic nature. In all probability, we will not have to speak about Ukraine and the Ukrainian people in the very near future and, consequently, there will be no Ukrainian problem because Ukraine will in fact become part of Russia.”

Contrary to this sad forecast, Letters from Kharkiv is being published in independent Ukraine, which remembers its history and — I do believe! — is ready to learn its lessons.

Yurii Shapoval is a professor and Doctor of Sciences (History).