lunedì 3 settembre 2007

Appunti di strategia culturale

News ITALIA PRESS, 3 settembre 2007
Atene - Non c'è dubbio che Atene abbia fame di cultura. Così come non c'è dubbio che Atene, ci venga perdonata questa presunzione, abbia fame di cultura italiana, perché negli ultimi anni la nostra presenza è stata sporadica e spesso squalificata. Usando le parole del sociologo, Edgar Morin, potremmo affermare che la cultura è un sistema che mette in comunicazione, dialettizzandole, un'esperienza esistenziale ed una struttura costituita.
Il sistema culturale garantisce il possesso di una serie di modelli-guida e di codici, che permettono all'uomo di vivere nel sociale realizzando se stesso: vi sono, cioè‚ delle convenzioni che dobbiamo rispettare, per potere convivere con gli altri, soddisfacendo i nostri bisogni. D'altra parte, però, l'uomo può mutare questo patrimonio acquisito di modelli, può portarvi la sua esperienza personale, cambiandoli. Ciò significa che una politica culturale, per risultare efficace, deve soddisfare sia i singoli, sia le sovrastrutture.
Dunque una politica culturale deve integrare sia la dimensione collettiva, istituzionale (nella sua espressione pubblica e privata), sia quella personale. Occorre quindi una politica culturale integrata, che si avvalga dell'apporto e del coordinamento delle istituzioni, dell'iniziativa privata. Non siamo in errore se sosteniamo che tranne alcune grandi offerte culturali, il nostro nuovo modello socioculturale in Grecia non è stato ancora spiegato alla società ellenica: ci siamo arenati sulla "pizza", sulla "carbonara", su griffe di moda, e poc'altro. In altre parole, oggi all'immagine della nostra cultura si è sostituita, quale palliativo, il relativismo della cultura di massa, in cui tutto viene distorto, contaminato, prosciugato e consumato.
Occorre dunque stimolare con una offerta di alto profilo il pubblico ateniese. Trovare forme comunicative nuove e scindere i ruoli delle nostre istituzioni. All'Istituto, per portare soltanto alcuni esempi, la gestione dell'insegnamento e della diffusione della lingua italiana, l'organizzazione di seminari di incontro tra intellettuali ellenici e italiani.
Purtroppo, nella scorsa stagione l'IIC ha gestito anche eventi di un certo peso organizzativo senza raggiungere tuttavia lo scopo che si era prefisso. Un esempio? Il concerto del violinista Uto Ughi che è andato praticamente deserto. Senza incolpare alcuno, oggi - ed è dimostrato - per organizzare grandi eventi culturali che diano una immagine "forte" del nostro Paese occorrono competenze specifiche che la struttura del nostro Istituto non possiede. Ecco allora il ruolo che dovrebbe assumere l'Ambasciata. Quale? Il ruolo di "garante" di fronte alle istituzioni elleniche e italiane, lasciando alle società specializzate e agli sponsor privati l'organizzazione degli eventi. Questa strategia ha già funzionato, come nel caso della mostra sul Caravaggio. Sergio Coggiola-Eureka/News ITALIA PRESS

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